CUNEO - Truffa della Postepay, questa volta la condanna è pesante

Un anno e tre mesi a una 53enne pregiudicata per un raggiro online da 180 euro: aveva promesso una casa vacanze in Liguria a una famiglia di Cuneo

a.c. 10/09/2019 18:43


Nelle aule dei tribunali le ‘truffe della Postepay’ sono pane quotidiano ormai da anni. Decine di processi per truffa occupano le giornate di giudici, pubblici ministeri e avvocati e tra questi sono le transazioni via Internet a fare la parte del leone. Per accorgersene, basta dare una rapida occhiata ai tabelloni esposti nei palazzi di giustizia e osservare quanto spesso ricorra la cifra 640, ovvero l’articolo del codice penale che punisce “chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”.

Lo schema classico vede il truffatore pubblicare un falso annuncio di vendita su un sito specializzato e fornire all’ignaro compratore i dati di una carta Postepay su cui inviare il pagamento. La prepagata di Poste Italiane si presta a queste operazioni perché non richiede l’apertura di un conto corrente e in un processo non è facile dimostrare che l’intestatario della carta sia stato anche l’autore materiale della truffa. Quando poi questo succede, accade a volte che i giudici escludano la punibilità del fatto in ragione della “particolare tenuità”, cioè della scarsa consistenza del danno.

Non è andata così, invece alla 53enne nativa di Magenta V.C., che il giudice Lorenzo Labate del tribunale di Cuneo ha condannato alla severa pena di un anno e tre mesi di reclusione senza sospensione condizionale, più mille euro di multa e 300 euro di risarcimento alla parte offesa, per una truffa da soli 180 euro.

I fatti risalgono al 2014 e prendono avvio dalla denuncia presentata da una signora residente nel Cuneese. La donna aveva raccontato ai Carabinieri di essersi imbattuta in un annuncio sul portale subito.it: si proponeva l’affitto di un appartamento ad Arma di Taggia, per una vacanza in famiglia. Dopo aver preso accordi telefonici, la signora aveva versato la caparra di 180 euro su un conto Postepay e si era messa in viaggio senza sospetti. Salvo scoprire, all'arrivo, che l’alloggio non era disponibile.

I successivi accertamenti delle forze dell’ordine avevano permesso di individuare la titolare del conto nella persona di V.C., già condannata più volte per lo stesso reato. Il procuratore Luigi Dentis ha chiesto perciò una sentenza pesante, quantificata in 9 mesi di pena e 900 euro di multa, che il giudice ha ulteriormente aggravato: “Sarà che il mondo virtuale comincia a stancare con i suoi eccessi, ma ritengo che occorra essere ragionevolmente severi: stiamo parlando di un’operazione finanziaria di circa 180 euro, ma quante ore deve lavorare una persona comune per incassare cifre paragonabili a questa somma? C’è chi le realizza solo scrivendo quattro righe online, e in potenza può mettere a segno guadagni esponenziali”.

La richiesta di una “sanzione dissuasiva” avanzata dall’accusa è stata quindi accolta in pieno. E chissà che non contribuisca a segnare un cambio di passo nella lotta ai venditori di fumo del mondo virtuale.

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