CUNEO - Truffe e cyberbullismo, il punto della situazione nella Granda con il Comandante della Polizia Postale

L'intervista all'ispettore Corrado Busano: "Lo scenario degli ultimi due anni ha portato ad un utilizzo quotidiano della rete anche da parte di persone inesperte e vulnerabili, non solo minori"

Chiara Carlini 27/04/2022 09:08

Sono molti e di tipi diversi i reati in cui gli adolescenti, ma non solo, possono incappare navigando sul web, senza un minimo di coscienza e percezione del rischio. E sono proprio questi pericoli, insieme alle truffe online, che vogliamo conoscere meglio con l’ispettore superiore Corrado Busano, che da tre anni guida la squadra specializzata della Polizia di Stato che ha sede in via Cavour, alle spalle del tribunale di Cuneo. Saluzzese, sposato con due figli grandi, Busano ci parla di tutti i crimini che la sua sezione persegue e delle campagne di prevenzione, ma si capisce il coinvolgimento da padre, quando parliamo di quei reati contro la persona che hanno come vittime loro, i più piccoli. A tale proposito, i due anni di pandemia, l’isolamento sociale e il lockdown, hanno velocizzato l’innovazione tecnologica, in chiave positiva rispetto a telelavoro e accesso alla pubblica amministrazione, ma anticipando prima dei tempi l’accesso dei bambini al web, con tutti i pericoli che ne conseguono: “Lo scenario degli ultimi due anni ha sicuramente portato ad un utilizzo rapido e quotidiano della rete anche da parte di persone assolutamente inesperte e vulnerabili, non solo minori. La nostra attività investigativa contro cybercrime e truffe, ci ha portato a gestire un gran numero di reati contro il patrimonio, con tutta una serie di fattispecie di crimini contro le persone”.
 
Ci faccia qualche esempio, ispettore.
 
Dagli acquisti incauti, su piattaforme e-commerce, di merce contraffatta o mai ricevuta, al fenomeno del falso trading online o alle truffe commesse da persone interessate a comprare dalla vittima, e invece di inviare denaro, lo ricevono”.
 
Come avviene questa truffa?
 
Le faccio l’esempio di quella semplice e, purtroppo, ormai comune. La persona che mette in vendita un oggetto su un sito specializzato, trova un acquirente che invece di fare il classico bonifico, propone di ricaricare la carta ricaricabile del venditore. La vittima/venditore viene così invitata ad andare ad un bancomat o postamat, ma con la scusa di inviare il denaro sotto forma di ricarica, il truffatore/acquirente fornisce telefonicamente un codice seriale da inserire al bancomat. La vittima così invece di ricevere il pagamento, ricarica la carta del truffatore. E si parla anche di migliaia di euro perché spesso fanno ripetere l’operazione più volte”.
 
Chi sono le vittime?
 
Soprattutto persone più o meno mature che vivono momenti di fragilità e che, molto spesso, si lasciano ingannare da questi affabulatori”.
 
In effetti, una voce importante delle vostre attività, è quella dedicata ai reati contro il patrimonio, oltre 2 milioni di euro e gran parte della somma siete riusciti a recuperarla.
 
Gran parte di questa cifra si riferisce a truffe molto rilevanti, sia per l’aspetto operativo dei mezzi messi in campo, sia per la somma rubata. Non mi riferisco al ragazzino hacker, come si può comunemente pensare, qui si parla di vere e proprie organizzazioni criminali che attuano attacchi informatici di alto livello. Sono in grado di penetrare abusivamente in una rete aziendale per utilizzare dati e informazioni riservate. Le faccio un esempio. Intercettano lo scambio telematico di beni o servizi tra due aziende, e mentre uno invia la fattura pro-forma all’altra, entra in campo il cybercriminale che modifica il documento sostituendo il codice iban con il proprio. Chi riceve la quietanza di pagamento invia la somma, e parliamo di cifre notevoli, al conto corrente estero del criminale”.
 
E come avete fatto a recuperare la quasi totalità delle truffe?
 
Molto spesso i conti sono all’estero, Gran Bretagna, Francia, Spagna, America, Thailandia, e questo rende tutto molto complesso. Se avvisati in tempo, possiamo bloccare rapidamente l’operatività del conto italiano o, tramite circuito internazionale bancario, riusciamo a chiedere la restituzione delle somme. Questo avviene grazie a contatti con enti e forze dell’ordine internazionali come Europol o Interpol”.
 
Come successo nel caso dello scorso anno?
 
Sì. Perché l’imprenditore si è accorto dell’invio errato e ha subito denunciato il fatto. Quando passa troppo tempo, diventa difficile ritrovare la somma. In questo caso, invece, abbiamo riscontrato una piena collaborazione dalla banca tailandese coinvolta, e insieme alle istituzioni del territorio e al prezioso aiuto dell’imprenditore cuneese, nel giro di 15 giorni la somma è stata recuperata”.
 
Torniamo adesso delle problematiche che incontrano i minori con la rete.
 
Devo dire, fortunatamente, che nella nostra Provincia non registriamo grandi numeri in termini di cyberbullissmo. Gli episodi sono sporadici e la polizia, sia in ambito provinciale che regionale, è molto attenta a questi fenomeni con un’intensa campagna di prevenzione. Quando succedono casi di minori che inviano immagini inappropriate, o svolgono atti di bullismo, prima della vera e propria denuncia all’autorità giudiziaria, entra in campo il ruolo del questore che, se il ragazzo si pente dell’azione commessa, può emettere “l‘ammonimento”, una sorta di “tirata d’orecchie” che rimane agli atti. Se il fatto avviene una seconda volta, le conseguenze di un provvedimento penale sarebbero aggravate dal precedente”.
 
E sul fronte pedofilia?
 
Il 95% delle perquisizioni e dei sequestri che effettuiamo sono su delega dell’autorità per indagini pedopornografiche, mentre altre ricerche, su social o altre piattaforme, sono su segnalazione dell’organizzazione internazionale NCMEC, Centro Nazionale per Bambini Scomparsi e Sfruttati. Negli anni passati abbiano fermato pedofili che in rete si spacciavano per coetanei dei ragazzini e chiedevano appuntamenti o l’invio di materiale fotografico personale, mentre nel 2021, fermati solo solo possesso di materiale”.
 
La prevenzione, ho letto sul vostro sito, è duplice: siete dei cyber investigatori che indagano sulla rete e siete a fianco dei cittadini per formarli e informarli con molte campagne di comunicazione.
 
Una prerogativa della polizia postale è il monitoraggio della rete attraverso personale specializzato nell’ambito delle attività OSINT (open source intelligence ndr). Con la prevenzione si evita di intervenire solo quando arriva l’informazione di reato. Ci infiltriamo e investighiamo. Per le campagne di comunicazione, con la collaborazione di istituzioni cittadine e scolastiche, cerchiamo di sensibilizzare, soprattutto i minori, sull’uso distorto di strumenti quali i social network, la messaggistica e i giochi online che sono delle vere e proprie porte aperte sui pericoli del mondo virtuale”.
 
In questi anni, qual è la storia che l’ha colpita di più?
 
Una mattina si presentarono in ufficio una madre con la figlia quattordicenne che aveva passato la notte precedente a chattare con un coetaneo milanese, conosciuto online su un social network, con intenti suicida. Le aveva detto che alle 14 di quel giorno si sarebbe tolto la vita. Avevamo poco tempo, un account con nickname e un numero di telefono di questo pseudo ragazzino, perché inizialmente non potevamo essere sicuri né dell’identità, né dell’età. Con la polizia di Milano, in poco meno di 3 ore siamo riusciti ad identificarlo, a scoprire che era a casa da solo, a contattare i genitori entrambi fuori per lavoro e a farlo raggiungere da una pattuglia con personale preparato che è stato capace di impedirgli di realizzare il proposito suicida”.
 
Questo, può essere un lato positivo dei social al quale non si pensa.
 
Certo, ma dovremmo anche chiederci come mai una ragazza passa la notte in chat invece di dormire perché il giorno dopo deve andare a scuola? Questo fenomeno si chiama vamping, una pratica ormai diffusa tra gli adolescenti e mi auguro che tutti i genitori, ogni tanto, diano un’occhiata nelle camere dei figli durante la notte”.
 
Questa intervista è stata pubblicata sul numero 5 del settimanale Cuneodice, la nuova testata informativa di Cuneo in edicola ogni giovedì.

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