Condannato a un anno e sei mesi per il finanziamento regionale della pista di downhill, assolto per tutte le altre accuse. Sorride all’ex sindaco di Argentera Arnaldo Giavelli e soprattutto ai suoi tre coimputati Elisa Degioanni, Sergio Degioanni e Fernanda Comba, assolti da ogni imputazione, il verdetto pronunciato dal tribunale di Cuneo al termine del processo scaturito dall’indagine ‘Valle pulita’.
Il pm Alberto Braghin contestava a vario titolo i reati di turbativa d’asta, peculato, abuso di ufficio, truffa aggravata e truffa ai danni dello Stato. I fatti risalivano al periodo tra il 2014 e il 2016 e riguardavano in un caso il finanziamento, per circa un milione di euro, ottenuto dal comune nell’ambito del programma ‘Seimila campanili’, nell’altro il restauro conservativo del municipio di Argentera.
A far emergere i presunti illeciti nel maggio 2016 erano state le indagini condotte sulla ditta Massano srl di Montanera, che aveva partecipato all’appalto ‘Seimila campanili’: Elisa Degioanni, moglie di Giavelli e titolare insieme al padre Sergio della Alpi Costruzioni srl di Vinadio, era accusata di aver manipolato la gara sia esercitando pressioni sul segretario comunale Rodolfo Ettorre, responsabile delle gare di appalto, sia agendo da “suggeritrice” nei confronti di Massano. La Procura le contestava inoltre di aver costituito insieme al padre e a Fernanda Comba, titolare dell’impresa Coedil di Moiola, un’associazione temporanea di imprese con lo scopo di aggirare i vincoli posti da Ettorre, che opponeva forti resistenze alla partecipazione di un’impresa riconducibile alla famiglia Giavelli ai bandi di Argentera.
Per tutte queste imputazioni i giudici di Cuneo non hanno trovato riscontri. Il solo Giavelli è stato condannato per abuso d’ufficio con riferimento a un’altra vicenda giudiziaria sviluppatasi a partire dalle dichiarazioni di Ettorre. Secondo l’ex funzionario, il comune aveva partecipato con un consorzio al bando regionale per il finanziamento di una pista ciclistica per il downhill senza però eseguire nessun lavoro: ciononostante, il consorzio avrebbe usufruito dei materiali che erano stati destinati alla pista. In conseguenza di questi fatti, per cui il presidente del consorzio incaricato di gestire il progetto ha già patteggiato, il contributo di circa 20mila euro non fu erogato.
“Giavelli è stato assolto da tutti i reati per cui era stato arrestato: il solo capo d’imputazione per cui è condannato riguardava un altro procedimento” spiega l’avvocato Paolo Botasso, difensore di Giavelli, preannunciando comunque l’intenzione dell’ex primo cittadino di presentare appello. Giavelli, prima di dimettersi da sindaco di Argentera nel dicembre 2016, era stato sottoposto agli arresti domiciliari: “Ha sopportato sei mesi di detenzione, che la sentenza ha confermato essere ingiusta e ingiustificata, anche per evitare che Argentera perdesse la stagione sciistica” sottolinea ancora il suo legale.
Soddisfatti anche i difensori degli altri imputati, gli avvocati Stefano Campanello e Paolo Adriano per i Degioanni, Michela Rosso Nolasco e Leonardo Roberi per Comba. “La Procura ha proposto in tre diverse formulazioni la stessa accusa di turbativa d’asta ed è stata rigettata. Il verdetto conferma che è stato un processo sbagliato” commenta Campanello.
I giudici hanno comunque condannato Giavelli a corrispondere i danni al Comune di Argentera, costituitosi come parte civile contro l’ex sindaco. I danni verranno quantificati in separato giudizio.