CUNEO - Violenza in piscina su due quindicenni, il pm Dodero invita alla prudenza: “Ci sono aspetti da chiarire”

La madre di una delle presunte vittime ha raccontato i dettagli dell’episodio. Dalla Procura nessuna richiesta di misure cautelari: si cercano altri riscontri

a.c. 13/07/2022 19:25

Nei corridoi della Procura la parola d’ordine è “prudenza”. Anche se la vicenda scuote l’intera provincia, dopo le rivelazioni sulle presunte violenze sessuali ai danni di due quindicenni. Uno stupro di gruppo che si sarebbe consumato nei bagni di una piscina, all’interno di una struttura della pianura cuneese che ogni giorno ospita decine di giovani in cerca di divertimento.
 
I particolari dell’episodio - risalente a circa un mese fa - sono emersi dal racconto della madre di una delle due giovani, affidato al quotidiano La Stampa e pubblicato domenica scorsa. Le adolescenti si erano trattenute nel tardo pomeriggio, dopo che la loro compagnia aveva già lasciato l’impianto. A quel punto sarebbero state avvicinate da un gruppo di giovani “tutti tatuati”, che avrebbero iniziato ad approcciarle in maniera sempre più insistente. A una delle due i ragazzi avrebbero sottratto gli occhiali da vista, costringendo l’amica a lasciare la sua sdraio per recuperarli. All’altezza dei bagni la ragazza sarebbe stata spinta nelle toilette e bloccata. Analoga sorte sarebbe toccata di lì a poco all’altra, indotta con una scusa ad entrare per controllare cosa stesse succedendo. Entrambe sarebbero quindi state violentate, prima che riuscissero a guadagnare l’uscita inventando l’imminente arrivo di un genitore.
 
Il procuratore capo Onelio Dodero fa sapere che la vicenda è al vaglio degli inquirenti, ma non è stata formulata nessuna richiesta di misure cautelari. Restano diversi aspetti rilevanti da chiarire: in primis le circostanze per cui le presunte vittime si sarebbero trovate bloccate nei bagni - senza che nessuno dei presenti, apparentemente, si accorgesse di nulla - e il motivo per cui solo diverse ore dopo, una volta tornata a casa, una di loro si sarebbe convinta a parlare con la madre. Al momento, insomma, non è esclusa nessuna possibilità, nemmeno che le ragazze possano avere travisato i fatti nel riferire ai genitori quanto accaduto. Altra questione da appurare è se i componenti del gruppo fossero maggiorenni o anch’essi minorenni.
 
Dopo la denuncia ai carabinieri, le ragazze erano state sottoposte ad accertamenti in ospedale. Dovranno ora rispondere alle domande più approfondite degli inquirenti, determinati a capire se l’incubo di un’“arancia meccanica”, in azione dentro a un popolare luogo di ritrovo giovanile, sia realtà.

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