Per la cliente è stata una frode bella e buona, per il concessionario una “furbata” a sue spese. Si parla dell’acquisto di un’auto usata avvenuto due anni fa presso un concessionario di Fossano e degli eventi che ne sono seguiti, fino alla denuncia per truffa presentata nei confronti del venditore.
L’imputato, il 49enne P.B., è titolare di un autosalone che tratta veicoli sia nuovi che di seconda mano, anche attraverso inserzioni su siti specializzati. Dopo aver letto uno di questi, relativo a una Peugeot 307 immatricolata nel 2012, una signora residente nel Mantovano si era accordata per l’acquisto, presentandosi in concessionaria assieme al marito. L’annuncio riguardava un’auto a benzina con 40mila km, revisionato dall’officina di fiducia del concessionario. L’affare era andato in porto con il pagamento di 6mila euro.
Tutto a posto? Invece no. Perché da lì erano cominciati i guai: “Dopo alcuni giorni l’acquirente ha telefonato in tono alterato e ha riferito che la macchina non funzionava, ma quando l’avevano provata insieme aveva detto che andava tutto bene” ha spiegato in aula il dipendente che aveva seguito quella vendita per conto della concessionaria. Il teste si è detto stupito in particolare del fatto che gli acquirenti non avessero voluto provare di persona il veicolo su strada, nonostante le sue insistenze: “Ho sempre guidato io durante la prova. Più volte ho chiesto se avessero il piacere di testarla ma loro avevano detto di no, limitandosi a fornirmi indicazioni”.
I clienti pretendevano l’immediata sostituzione, a spese del concessionario, di tutta una serie di pezzi. “Dapprincipio il signore aveva parlato di un malfunzionamento della batteria, che avevamo invitato a cambiare offrendo un rimborso. Poi però ha lamentato la problematica dei freni” ha spiegato l’imputato. Il venditore ha difeso la propria scelta di non rimborsare più nulla: “Quando dopo una quindicina di giorni mi è arrivato un preventivo di quasi 3700 euro, il giorno stesso ha dato disposizioni per far recapitare l’auto in concessionaria: mi ero offerto anche di pagare il costo del carro attrezzi se davvero fosse emersa la necessità di riparazioni. Il signore non ha risposto e due giorni dopo mi è arrivata direttamente la fattura di riparazione, senza lasciarmi neppure la possibilità di mettere in contatto il loro meccanico con il suo”.
Il meccanico, dal canto suo, ribadisce di aver effettuato un controllo scrupoloso: “Quando ho eseguito il tagliando non c’era nessuna anomalia, nessun rumore e nessuna spia accesa. Gli pneumatici erano in buone condizioni e così dischi e pastiglie dei freni. Del resto non sarebbe stato possibile coprire un tragitto di circa 300 km fino a Mantova se i freni non avessero funzionato”. Per questo l’imputato - che a sua volta, ha detto, aveva provato il veicolo senza riscontrare problemi - punta il dito contro chi lo accusa: “Hanno comprato per poco più di 6mila euro una macchina che da nuova ne costa 25mila. Hanno voluto rifarsela cercando di farsi poi rimborsare: perciò hanno cambiato dischi, pastiglie, frizione senza necessità”.
Il processo è stato rinviato al prossimo 2 dicembre per la discussione.