Assolti per non aver commesso il fatto. Questo il verdetto nei confronti di due ex allevatori, il fossanese G.M. (classe 1966) e il benese C.G. (classe 1972), accusati di sostituzione di persona.
I due, implicati in analoghi procedimenti e condannati lo scorso anno per truffa e spendita di denaro falso, erano a processo perché ritenuti responsabili di una sostituzione di persona a scopo di truffa. A denunciarli era stato un imprenditore alessandrino, indicato come destinatario di un’ordinazione da 5mila litri di gasolio per un importo di circa 8mila euro. Il carburante era stato pagato all’azienda braidese che lo aveva fornito con un assegno, poi rivelatosi scoperto.
A testimoniare sui fatti risalenti all’autunno del 2018 l’ex dipendente della ditta che si occupava dei contratti commerciali: “Una persona è venuta in ufficio qualificandosi come il titolare di un’azienda di macellazione con sede a Borgoratto Alessandrino. Mi diceva che aveva intenzione di avviare un allevamento in frazione Loreto di Fossano e che per questo aveva bisogno di 5mila litri di gasolio per i mezzi di trasporto. La ditta alessandrina era in effetti esistente e affidabile dal punto di vista creditizio”. Per questo il fornitore, operante per conto della Eurocap Petroli di Modena, aveva accettato un pagamento in assegno alla consegna. Dopo una quindicina di giorni, tuttavia, l’assegno era risultato non esigibile: “Nella cascina in cui avevamo consegnato il gasolio non c’era più nulla, nemmeno la cisterna. In quell’occasione però era venuto fuori il nome di C.G.: lo avevano nominato i vicini, qualificandolo come un personaggio non troppo avvezzo a viaggiare nella legalità”. Il benese C.G. sarebbe stato riconosciuto come l’uomo di mezza età, qualificatosi come titolare del macello: “Un uomo di circa 45 anni, dai modi simpatici” secondo la descrizione fornita.
Dalle indagini era emerso che il timbro della società di macellazione con sede a Borgoratto era stato utilizzato in modo fraudolento. Il vice brigadiere Giuseppe Montesano, all’epoca comandante pro tempore dei carabinieri di Bene Vagienna, ha spiegato che l’assegno scoperto era stato emesso dal conto del pregiudicato fossanese C.E., coinvolto in altre vicende giudiziarie con i due odierni imputati. Un assegno proveniente dallo stesso carnet sarebbe stato utilizzato da C.G. in almeno un altro episodio nel novembre 2018, sempre riguardante un acquisto di gasolio.
Ciononostante il giudice Mauro Mazzi ha ritenuto non sufficienti gli elementi presentati dalla Procura. Per G.M., incensurato, il pubblico ministero Raffaele Delpui aveva chiesto la pena di tre mesi di carcere con pena sospesa. Nessuna sospensione invece per C.G., del quale si domandava la condanna a sei mesi. Il difensore di quest’ultimo, l’avvocato Luisa Marabotto, ha contestato l’insussistenza delle accuse: “La descrizione di un uomo ‘esile e snello’ non corrisponde per nulla a quella del mio assistito. A questa persona che si era presentata per conto della ditta alessandrina non vennero nemmeno chiesti i documenti”. Analoghe considerazioni dall’avvocato Francesca Botto, difensore del coimputato fossanese: “Non c’è stato alcun riconoscimento, anzi un teste afferma di escludere che G.M. fosse presente quando è stato consegnato il gasolio. Il semplice fatto che sia stato portato nella sua abitazione non significa sia responsabile”.