“Balocco S.p.A. precisa che il decreto del Tribunale Civile di Torino ha respinto la richiesta di alcune associazioni dei consumatori (Codacons, Adusbef e Assourt) di corrispondere un milione e 500 mila euro quale risarcimento del danno nell’ambito dell’operazione Pandoro Pink Christmas”. È un passaggio della nota diffusa dalla Balocco nelle scorse ore. L’azienda fossanese replica così alle associazioni dei consumatori che ieri, 23 aprile, avevano dato notizia della decisione della prima sezione civile del Tribunale di Torino, la quale aveva riconosciuto la “pratica commerciale scorretta” della Balocco nella vendita del pandoro “Pink Christmas”, firmato dall’influencer Chiara Ferragni.
“Una sentenza importantissima” aveva affermato il Codacons in un comunicato: “Da un lato apre la strada ai risarcimenti in favore di tutti i consumatori che avevano acquistato il pandoro in questione, dall’altro aggrava la posizione di Chiara Ferragni nell’indagine per truffa aggravata condotta dalla Procura di Milano”.
Balocco, come detto in apertura, smentisce però l’accoglimento della richiesta di risarcimenti: “L’azienda si riserva il diritto di presentare reclamo nelle sedi opportune contro il decreto per la parte in cui, con un’istruttoria parziale, il Tribunale si è limitato a riprendere il contenuto della decisione dell’AGCM già impugnata da Balocco S.p.A. davanti al Tribunale Regionale del Lazio”, si legge nella nota.
Il decreto firmato dal giudice Gabriella Ratti, effettivamente, “accerta e dichiara la responsabilità della Balocco S.p.A. per pratica commerciale scorretta”, ma rigetta la richiesta di risarcimenti.
Per la prima sezione civile del Tribunale di Torino - si legge nel decreto - “le modalità di pubblicizzazione e diffusione della pratica commerciale poste effettivamente in essere (anche) dalla società Balocco S.p.A. hanno lasciato intendere ai consumatori, contrariamente al vero, che, acquistando il ‘Pandoro Pink Christmas’, avrebbero contribuito direttamente e proporzionalmente al reperimento dei fondi utili al finanziamento in favore l’Ospedale Regina Margherita di Torino”. Anche la rilevante differenza di prezzo del pandoro griffato, rispetto al suo equivalente classico, “ha evidentemente contribuito ad indurre nel consumatore il convincimento che nel maggior prezzo vi fosse una diretta contribuzione al reperimento dei fondi utili al progetto di beneficenza”.
La richiesta di risarcimento, però, “non può trovare accoglimento”, conclude la giudice Ratti.