Raffaello Bucci è morto il 7 luglio del 2016, cadendo da un cavalcavia a Fossano. Ex ultras della Juventus, del gruppo dei Drughi, il giorno prima era stato sentito in Procura a Torino, nell'ambito dell'indagine “Alto Piemonte”, nella quale si cercava di fare chiarezza su presunte infiltrazioni della 'Ndrangheta nel nord Italia e anche nella curva bianconera. Le prime ipotesi parlarono di suicidio, un'eventualità cui però la famiglia di Bucci non ha mai creduto. Ora la Procura di Cuneo ha così deciso di riaprire il fascicolo: l'ipotesi di reato, per il momento contro ignoti, è quella di istigazione al suicidio.
Il Pubblico Ministero titolare dell'inchiesta, Alberto Braghin, ha richiesto al consulente della Procura un'integrazione alla perizia.
La riapertura del fascicolo è stata scelta come notizia d'apertura dell'edizione delle 19.30 del Tg3 regionale di ieri sera, giovedì 29 marzo. Secondo la perizia di parte svolta dai legali della famiglia di Bucci, il corpo riporterebbe lesioni non riconducibili al suicidio. Lo ha spiegato al Tg3 l'avvocato Paolo Verra: “Ci sono segni alla base del collo riconducibili a strangolamento, tagli sulla fronte, na pesante tumefazione all'occhio destro, oltre alla frattura dell'omero del braccio destro”.
Una vicenda oscura, quella della morte dell'ex ultras bianconero, che già in precedenza era stato vittima di un'aggressione che lo aveva costretto a restare lontano da Torino. “Pochi giorni prima di morire mi chiamò dicendomi che voleva parlarmi, - ha spiegato l'avvocato Verra – ma non siamo riusciti ad incontrarci, non saprò mai quel che mi voleva dire”.