Ci saranno il ministero delle Infrastrutture e la Provincia di Cuneo nel processo per il crollo del viadotto di Fossano, in veste di parti civili titolate a chiedere un risarcimento. Non ci sarà, invece, il comune di Fossano, che il decreto di rinvio a giudizio della Procura aveva identificato come parte offesa.
Nell’ultima udienza del procedimento, in corso davanti al tribunale di Cuneo, gli avvocati Nicola Parri e Monica Binello hanno depositato le richieste per conto rispettivamente dell’avvocatura dello Stato e della Provincia. Tra le parti civili costituite figura anche l’Anas, rappresentata dall’avvocato Giulio Calosso, ma in una posizione “ibrida”: l’ente per le infrastrutture stradali è parte civile contro i costruttori e gli appaltatori successivi, ma è anche responsabile civile insieme a loro. Sei dei dodici imputati per il disastro colposo che hanno scelto il dibattimento, infatti, sono dipendenti dell’azienda pubblica.
Gli altri sono dirigenti e tecnici delle imprese che a partire dagli anni Novanta eseguirono i lavori di costruzione e manutenzione del cavalcavia tra la Statale 231 e via Marene, al km 61,300. Ad aggiudicarsi l’appalto per la tangenziale, assegnato dall’Anas nel 1990 nell’ambito delle Colombiadi genovesi del 1992, fu un’associazione temporanea di imprese la cui capogruppo era la Itinera Costruzioni Generali spa di Marcellino Gavio. I lavori vennero eseguiti dalla Grassetto spa, una controllata padovana del gruppo Gavio, mentre la Ingegner Franco & C. spa fornì i conci prefabbricati in cemento per la costruzione dello svincolo. Quest’ultima impresa è scomparsa da tempo. A giudizio sono finite invece altre due appaltanti, la Infrastrutture Stradali srl e la Pel. Car. srl, che nel 2006 si era aggiudicata l’appalto per la sostituzione dei giunti ammalorati.
Il procedimento in corso nasce dall’accorpamento dei tre fascicoli di inchiesta avviati dal sostituto procuratore Pier Attilio Stea, dopo il crollo del 18 aprile 2017. Il primo di questi riguardava i sei responsabili delle aziende appaltatrici, citati per negligenza e imperizia. Il secondo, sei dipendenti Anas accusati di omesso controllo. Il terzo coinvolgeva due dirigenti dell’impresa che eseguì i lavori di rifacimento del manto stradale nel 2006 e di nuovo due addetti Anas (uno dei quali già chiamato in causa nel secondo troncone). In tutto quattordici persone sono state rinviate a giudizio, ma due di loro - un ingegnere e un geometra - hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato: il procedimento a loro carico si terrà in febbraio.
Le tre aziende coinvolte sono rappresentate dagli avvocati Nicola Gianaria (legale della Grassetto), Edoardo Razzino (Pel. Car.) e Claudio Avesani (Infrastrutture Stradali). Quest’ultimo ha presentato al giudice Alice Di Maio una richiesta di esclusione dal processo, motivata da un difetto formale nello svolgimento degli accertamenti tecnici e nelle notifiche agli indagati. Su tutte le questioni preliminari il giudice si esprimerà il 7 marzo, prima che il processo entri nel vivo con l’istruttoria.