BENE VAGIENNA - Diede della “psicopatica” a una sconosciuta su Facebook: dovrà pagare una multa

La denuncia di una sanremese ha portato a processo il 50enne di Bene Vagienna. A provocare la lite, sul profilo di un’amica comune, un fotomontaggio “spinto”

a.c. 04/07/2022 19:01

È reato tacciare una persona di essere “psicopatica”. Lo ha stabilito un giudice di Cuneo, Anna Gilli, condannando un imprenditore benese di 50 anni, G.C., a 300 euro di multa. In un eventuale giudizio civile l’uomo dovrà anche risarcire i danni alla persona offesa, una 36enne di Sanremo, che l’aveva denunciato nel 2016.
 
Motivo della lite tra i due, svoltasi sulla bacheca di un’amica comune, un commento con un fotomontaggio un po’ “spinto” dove si vedeva l’effige di una donna intenta a praticare una fellatio. L’imputato l’aveva postata in risposta a uno scambio tra la 36enne ligure e un’altra donna, amica di G.C. su Facebook e dell’autrice della denuncia nella vita reale: “Lei mi aveva invitata a cena, - ha raccontato in tribunale la testimone - prima di partire da casa ho scritto sulla sua bacheca personale ‘ho fame’ e mi ha risposto pubblicando una foto del sugo che stava cuocendo. Sotto quel post è poi apparso il commento”.
 
In seguito alla segnalazione della 36enne, Facebook aveva cancellato l’immagine e inviato un’“ammonizione” all’autore del commento. Il quale, però, non l’aveva presa affatto bene. A seguito della tirata d’orecchie ricevuta dai gestori del social network, il benese aveva pubblicato uno screenshot della conversazione e commentato: “Non capisco come certe persone possano essere così psicopatiche da scandalizzarsi per la foto di un p…”. “Quando mi sono visto recapitare la notifica della violazione da parte di Facebook ero fuori di me, ho pensato che il suo intervento fosse inopportuno perché si trattava solo di una foto umoristica” ha spiegato l’imputato.
 
Questa considerazione un po’ sopra le righe, ad ogni modo, è costata all’uomo il procedimento penale. Al termine di un’istruttoria molto complessa - in relazione all’entità del fatto - il pm Davide Fontana aveva chiesto una multa: “Quanto all’immagine della tazzina, il contesto in cui è stata inserita è di sicuro provocatorio ma non diffamatorio. Nelle frasi successive, invece, è andato in effetti oltre a quanto tollerato dalla legge: sono frasi oggettivamente lesive della reputazione della persona offesa”. Per l’avvocato di parte civile Chiara Santinelli “al di là dell’immagine, comunque lesiva del suo decoro, ad essere stata percepita come offesa sono state le parole successive”. Indicativo del dolo sarebbe il fatto che G.C. abbia taggato - cioè citato con una notifica - la comune amica nel post “di sfogo”.
 
“Vero che a Internet vadano applicate le regole del mondo civile, ma a chi scrive su Internet dobbiamo comunque riconoscere le stesse garanzie che offriremmo a chi parla in un bar” ha argomentato in risposta l’avvocato difensore Marco Cuniberti, convinto che “se questa situazione si fosse verificata in un bar, non sarebbe successo nulla”. Ancorché ineducata, la reazione dell’imputato non sarebbe comunque diffamatoria: “‘Psicopatico’ non è una parolaccia, per quanto possa essere un termine eccessivo”. Il giudice, però, la pensava diversamente.

Notizie interessanti:

Vedi altro