È stato assolto con la formula della particolare tenuità del fatto il dirigente aziendale F.M., a processo per un infortunio occorso nel periodo in cui era direttore dello stabilimento Colussi di Fossano.
L’incidente, avvenuto ai primi di gennaio del 2017, aveva riguardato un’operatrice meccanica 44enne, da lungo tempo in azienda. Nel
tentativo di sbloccare l’inceppamento di uno dei telai la lavoratrice era stata colpita alla gamba destra quando il macchinario ribaltatore si era rimesso in funzione. La donna aveva riportato una frattura scomposta del malleolo tibiale che l’aveva tenuta lontano dalla fabbrica fino alla fine del mese di novembre:
“Ho subito due operazioni ma ho ancora dolore e devo camminare con una talloniera nella scarpa” aveva dichiarato al giudice, sottolineando che il problema di inceppamento era già stato segnalato più volte al capoturno e in un’occasione anche al direttore che aveva preceduto F.M. in carica.
L’imputato, già a capo dello stabilimento Agnesi di Imperia, era subentrato solo da nove giorni a Fossano. Una circostanza che la difesa non ha mancato di rimarcare ma che il sostituto procuratore Attilio Offman non ha ritenuto scriminante. Allo stesso modo, per l’accusa le indicazioni fornite dall’azienda erano insufficienti: “Il problema non è la carenza d’informazione ma il fatto che il lavoratore non era messo in condizione di intervenire in un modo alternativo. Ancora una volta il problema della sicurezza è scaricato sui lavoratori, lo prova il fatto che l’operaia sia stata sanzionata per non aver eseguito una procedura che nessuno le aveva spiegato”. Non c’erano infatti, ha sostenuto il procuratore, indicazioni specifiche su come intervenire per sbloccare il telaio senza attivare una complicata procedura sul display. “Questo modo di impostare la sicurezza basato sul fai da te, sull’esperienza e sul confronto fra lavoratori è agli antipodi del modello delineato nel testo unico della sicurezza del 2008” ha concluso Offman, chiedendo per l’ex direttore dell’impianto solo una multa di 300 euro in considerazione dell’avvenuto risarcimento.
L’avvocato Gaetano Forte, difensore dell’imputato, ha inteso smentire soprattutto le considerazioni del pubblico ministero riguardo al fatto che le procedure per il blocco del telaio fossero troppo complicate: “Le dichiarazioni rese non solo dal consulente di parte ma anche da altri lavoratori testimoniano che il ribaltatore si poteva fermare e mettere in sicurezza in pochi secondi. Quando il macchinario andava in blocco, del resto, si azionava anche l’allarme sonoro. I lavoratori dovevano operare sul display prima di ripristinare le condizioni”. L’infortunata, ha aggiunto il legale, “ha ammesso di essere stata istruita per l’utilizzo corretto della macchina: era una lavoratrice non solo esperta ma autorizzata a intervenire”.
La sentenza del giudice Marco Toscano ha in sostanza riconosciuto la responsabilità di F.M. ma ne ha escluso la punibilità. In base alla legge, infatti, la tenuità del fatto può essere riconosciuta come causa di non punibilità per tutte le lesioni che non siano ritenute gravissime.