Una serie di messaggi in cui affermava di essere un (vero) fotografo di moda con cui la sua interlocutrice aveva collaborato, anni prima. Ma anche un finto profilo Instagram intestato all’azienda per cui lei lavora, e un altro ancora - con un nome femminile - col quale era stato approcciato il fidanzato della ragazza. E poi le fotografie: pistole, la gomma di un’auto bucata.
Morbose “attenzioni” che una giovane fossanese, oggi 28enne, ha denunciato come stalking. Alla sua querela si aggiunge quella - per sostituzione di persona - presentata dal fotografo, dopo aver scoperto l’esistenza di un numero telefonico che spendeva il suo nome e la sua immagine su Whatsapp. “Era un numero sconosciuto, affermava di essere un fotografo per cui avevo posato come modella vari anni fa” ha spiegato in tribunale la ragazza: “Continuava a farmi domande sul weekend passato, ero andata col mio ragazzo in Valle d’Aosta. Dopo un po’ non ho più risposto, qualche giorno dopo mi ha chiesto di vederci per un aperitivo, sempre con quel numero”.
A quel punto lei aveva deciso di vederci chiaro, contattando il numero del fotografo salvato in precedenza: “Subito avevo pensato a uno scherzo” racconta il professionista. Era stato lui stesso, ha ricordato, a condividere sui suoi profili social alcune immagini dei set con la modella, a scopo promozionale: “Ero molto preoccupato delle ripercussioni a livello professionale. Nell’ambiente in cui lavoro, principalmente il settore moda, la reputazione è tutto” ha affermato in aula.
Il presunto persecutore è D.S., un conoscente personale della ragazza. Si tratterebbe, sostiene l’accusa, dello stesso individuo che aveva messo in piedi il falso profilo “aziendale” su Instagram e anche quello a nome martadivina98, dal quale era stato contattato il fidanzato della querelante. Lei ha raccontato di un episodio in cui D.S. le avrebbe fatto telefonare per dirle che aveva avuto un incidente stradale: “Mi era arrivata una chiamata da qualcuno che affermava di essere un medico dell’ambulanza”. Poi c’è un caso, più inquietante, di danneggiamento: “Una mattina, andando a lavoro ho trovato tre gomme della mia auto tagliate. Lui mi ha mandato una foto dicendo che era stata bucata anche la sua e poteva trattarsi di una persona che ce l’aveva con entrambi: si era poi offerto di sostituirmi le gomme gratis”.
Oltre a questo, riferisce la testimone, “aveva il vizio di mandarmi foto delle pistole nuove che comprava, spacciandosi per un appartenente alla Guardia di Finanza. Non so quale lavoro facesse per davvero”.
Il processo è stato aggiornato al 13 febbraio, per l’audizione di due testimoni di polizia giudiziaria e l’eventuale esame dell’imputato.