Erano accusati di aver pagato un pranzo in un ristorante di Trinità con un paio di banconote false da venti euro. Per questo G.M. (classe 1966, residente a Fossano) e C.G. (classe 1972, residente a Bene Vagienna) sono stati
condannati per truffa e spendita di denaro falso.
I due, entrambi ex allevatori, erano già stati coinvolti in una truffa da diverse migliaia di euro legata ad acquisti e rivendite di gasolio agricolo tramite assegni scoperti. Proprio dalle indagini su quella vicenda risalente al 2018 era scaturita la perquisizione in casa di C.G. che aveva portato alla scoperta di alcune banconote contraffatte identiche a quelle che qualcuno aveva “rifilato” pochi mesi prima alla titolare della trattoria Corona d’Italia, in pagamento di un pranzo. La stessa ristoratrice aveva riconosciuto G.M. come uno degli avventori presenti il giorno della truffa. Un altro cliente, conoscente di entrambi, ha affermato in tribunale di averli visti insieme a un tavolo nello stesso giorno.
Per C.G. il sostituto procuratore Pier Attilio Stea aveva chiesto la condanna a tre anni di carcere, contestandogli una recidiva specifica risalente al 2017. Due anni di pena erano stati chiesti per il coimputato. L’avvocato Luisa Marabotto aveva invece domandato l’assoluzione per il suo assistito a carico del quale, ha affermato, “non emergono prove se non il fatto che fosse un nuovo avventore”: solo a fine giornata la ristoratrice si era accorta di avere in cassa due banconote false e non aveva comunque riconosciuto C.G. tra i clienti presenti in trattoria. Per la difesa di G.M., l’avvocato Giorgio Giacardi ha rilevato come dalle perquisizioni non fossero emersi elementi a carico dell’imputato.
Il giudice Elisabetta Meinardi ha comunque ritenuto sussistente il reato e ha condannato C.G. alla pena di due anni e otto mesi e G.M. a un anno e otto mesi. Al solo G.M. è stato concesso il beneficio della sospensione condizionale.