È stata l’ammissione di colpa di un padre a scagionare dall’accusa di aver emesso false fatturazioni l’ex titolare di un’impresa fallita di Bene Vagienna, M.B.: “Ho sbagliato a farlo, ma sono stato io” ha ammesso in aula, di fronte al giudice, il 74enne ex commerciante in pensione.
La segnalazione era partita nel 2013 dall’Agenzia delle Entrate di Modena e riguardava due fatture per l’acquisto di un macchinario da 54mila euro per la lavorazione di marmi e graniti. A insospettire i funzionari era il fatto che le fatture fossero state emesse in un periodo in cui l’azienda si trovava già in concordato preventivo, prossima alla liquidazione. Impossibile quindi che la società contabilizzasse operazioni relative a beni non in magazzino. La Guardia di Finanza, infatti, non aveva trovato traccia di quell’acquisto tra i movimenti bancari.
“Mi fidavo di mio padre, non pensavo arrivasse a fare cose del genere. Mi aveva detto che sarebbero servite per l’Iva e per pagare gli stipendi” ha dichiarato l’ex imprenditore, ritrovatosi a processo dopo aver consegnato lui stesso le fatture ai finanzieri di Mondovì. Il padre ha confermato che il titolare dell’attività era all’oscuro di tutto: “Andavo ogni tanto nell’azienda di mio figlio per tenere la contabilità. Lui non sapeva nulla di quelle operazioni, seguiva solo la produzione”.
Il giudice Elisabetta Meinardi, a fronte di questa deposizione, ha interrotto la deposizione invitando l’anziano a nominare un avvocato. Essendo emersi indizi di reità, potrebbero essere avviate a suo carico ulteriori indagini.
La conclusione del procedimento contro M.B. è prevista per il prossimo 23 ottobre.