C’è anche un’ipotesi di revenge porn nel processo per atti persecutori apertosi pochi giorni fa contro un uomo residente a Fossano. A denunciarlo la ex convivente, esasperata dalle continue chiamate al telefono, dalle sfuriate di lui e anche dall’invio di due video di natura sessuale che la vedevano coinvolta. A riceverli, sul proprio telefonino, era stato il padre di lei.
La denuncia per stalking è arrivata a fine gennaio, ma già in precedenza c’erano stati problemi tra i due. Ne erano stati testimoni anche i carabinieri, chiamati nel dicembre dello scorso anno a intervenire presso l’abitazione della donna. Sul posto i militari avevano trovato il suo ex compagno, in preda a una collera funesta motivata - secondo quanto riferito - dal sospetto che lei avesse intrapreso una relazione con un altro. Ad aprire la porta erano state le figlie della donna, nate da una precedente unione: “Erano molto scosse” ha ricordato il vicebrigadiere Fabrizio Griffo. “La signora - ha aggiunto - non era nell’appartamento, perché avendo avuto paura era scappata dallo stabile e aveva raggiunto un condominio vicino, da dove aveva chiesto aiuto”.
Pur non mostrando segni di violenze, ha precisato il carabiniere, appariva terrorizzata: “Ricordo come fosse ieri che tremava come una foglia, tanto da non reggersi in piedi”. Per quella sera gli uomini dell’Arma le avevano trovato una sistemazione, ma lei poi aveva rinunciato a sporgere denuncia. Ci avrebbe ripensato poco più di un mese dopo, avendo notato il suo ex aggirarsi con insistenza nei paraggi di casa sua: il padre di lei l’aveva anche filmato con il telefonino e invitato ad allontanarsi. Su quello stesso telefonino, in seguito, erano arrivati i due video di natura sessuale: l’imputato li avrebbe inviati con la app Messenger.
Nel corso delle indagini sono stati acquisiti anche i tabulati telefonici dei due. Risulta in particolare che in due diverse giornate, a febbraio, l’uomo avrebbe effettuato una settantina di chiamate senza risposta sull’utenza della ex compagna. Un altro centinaio di chiamate risultavano inoltrate per la durata di pochi secondi. In senso contrario, invece, sono state acquisite appena sette conversazioni.
Venerdì 9 dicembre il giudice avrà modo di ascoltare la versione della persona offesa.