Quando hanno iniziato a frequentarsi lui aveva già quarant’anni, lei appena quattordici. “I primi giorni si comportava bene” ha raccontato la ragazza, oggi ventenne, in tribunale. Poi sarebbe iniziata la spirale di persecuzioni che ha portato l’uomo in carcere e a processo per stalking, lesioni, violazione di domicilio e cessione di stupefacenti, tutto aggravato dal fatto che la persona offesa fosse minorenne.
L’ex compagno della giovane, albanese residente a Fossano, classe 1979, è detenuto a Lecce. La misura cautelare però scadrà a gennaio: prima della prossima udienza del procedimento a suo carico, fissata invece per il 26 marzo. Nel frattempo in aula sono sfilati anche i carabinieri che hanno raccolto dapprima le molteplici richieste d’intervento della ragazza e della madre, poi le denunce. “Questa volta lo denunciamo” è la frase che la mamma aveva detto alla figlia nel luglio 2023, soccorrendola in strada dopo un ennesimo diverbio violento. A chiamare il 112 era stato un vicino, allarmato per quanto aveva visto succedere.
“Lei gridava che questa volta voleva ammazzarla, era intimorita” ha ricordato l’appuntato Pasquale Ruotolo, uno dei primi militari a sopraggiungere: “Ha detto che era stata presa per i capelli e trascinata fin lì dalla sua abitazione. Aveva male più che altro alla testa, mostrava anche segni sulla schiena che potevano ricondursi al trascinamento”. Già la notte prima, ha poi aggiunto, lui l’avrebbe presa a calci e pugni e sbattuta a terra, rompendo una bottiglia di vetro e minacciandola con i cocci. Pretendeva che confessasse un ipotetico tradimento e per costringerla a farlo avrebbe estratto un paio di forbici nel parcheggio di un supermercato, puntandogliele alla gola. Più tardi il quarantenne avrebbe forzato la finestra di una stanza dell’abitazione di lei, entrando e comportandosi da padrone.
Abusi ripetuti in più occasioni nell’arco dei tre anni precedenti, secondo le accuse, comprese le violazioni di domicilio. Lui le passava la cocaina, ha ammesso, fin da quando era adolescente. Poi avrebbe cominciato a fare di peggio: schiaffi in faccia e calci, anche in bar e ristoranti di Fossano, con insulti rivolti alla ragazza e a sua madre, rea di aver cercato di allontanarla da lui in più occasioni. La giovane ha raccontato di essere stata picchiata con una cinghia in un’occasione, in un’altra con un manganello estensibile.
Una volta, ha dichiarato ai carabinieri, avrebbe addirittura cercato di strangolarla, con le mani e poi avvolgendole un cavo elettrico al collo, prima di sferrarle un pugno al volto: la accusava di avergli rubato la droga. L’altra ossessione era legata ai presunti tradimenti di quella fidanzata più giovane di venticinque anni: un chiodo fisso che l’avrebbe portato, sempre secondo le accuse, a pretendere di ispezionare il cellulare di lei e a pubblicare messaggi sui social dal suo profilo, per conversare con amici e conoscenti della ragazza. Già un anno prima di sporgere denuncia madre e figlia avevano provato a mettere una fine a tutto questo, presentandosi in caserma con due referti ospedalieri. Allora, però, nessuna delle due aveva voluto fare nomi: troppa paura. Una paura che è tornata ad affacciarsi adesso.