FOSSANO - Stalking, l’ossessione di un uomo per l’ex compagna al vaglio della giustizia

La fossanese ha abbandonato casa e affetti per sfuggire a quelle attenzioni. L’ex suocera racconta: “Mi chiese di salvare i suoi figli”

a.c. 11/01/2023 19:15

Nell’ultima udienza era stata lei, una madre di Fossano che ha denunciato l’ex compagno per stalking, a raccontare al giudice tutto ciò che l’ha portata all’esasperazione: molestie telefoniche, tentativi di irrompere in casa, perfino un caso di revenge porn dove il destinatario dei video di natura sessuale era il padre.
 
Un tentativo di umiliarla, dopo aver cercato per mesi di controllare ogni aspetto della sua vita: “All’inizio era stupendo, fino a quando è venuto a stare con noi. La sua gelosia è divenuta ossessiva, soffocante” ha spiegato l’autrice della querela, oggi parte civile contro il suo ex. Se camminavano insieme per strada, ha aggiunto, non poteva alzare lo sguardo o incrociarlo con quello di altri uomini: “Una volta mi insultò perché avevo guardato un ragazzo in un bar molto affollato, un’altra volta perché mi ero fermata a parlare con il mio dentista, incontrato per caso dal benzinaio”. Sintomi di una gelosia morbosa che avrebbe portato lui a cancellare tutti i contatti sul cellulare di lei e a cambiare le password dei suoi profili sui social per impedirle di accedervi: “Era aggressivo, per due volte mi ha anche picchiata”.
 
La figlia maggiore della donna, nata da una precedente unione, ha confermato di aver saputo dalla madre che il compagno in un’occasione le aveva messo le mani addosso. Lei, tuttavia, non aveva assistito a violenze fisiche o verbali: “C’erano discussioni, ma non tanto accese”. La ragazza ricorda però l’episodio risalente al dicembre del 2021, quando l’attuale imputato aveva dato in escandescenze sul pianerottolo della loro abitazione: “È venuto a cercare mia madre, gli ho risposto che non c’era, era andata via perché lui l’aveva minacciata e si era spaventata”. Quella sera i carabinieri l’avevano ritrovata nell’alloggio di alcuni vicini, terrorizzata. Lei aveva passato la notte fuori, ma aveva scelto di non denunciare. Lo avrebbe fatto un mese più tardi, di fronte a ulteriori insistenze e minacce: da allora vive in una comunità protetta, separata dai figli, dopo aver cambiato lavoro e città. Il giorno dopo l’abbandono della vecchia casa, la figlia maggiore aveva trovato la porta dell’alloggio e quella dello sgabuzzino forzate. Un dettaglio inquietante che era stato riferito ai carabinieri e che la giovane ha confermato davanti al giudice.
 
“Dopo quanto è successo a dicembre accompagnavo mia figlia al lavoro perché aveva paura di lui, ma non mi ha mai parlato di episodi violenti” ha riferito il padre della presunta vittima, sentito come testimone. Anch’egli ha confermato quanto già aveva dichiarato durante le indagini, riguardo agli appostamenti sotto casa e alle immagini ricevute sul telefonino, quelle che ritraevano la figlia in atti sessuali. L’ex suocera ricorda: “Quella sera di dicembre ho ricevuto la sua telefonata. Era molto agitata, mi chiedeva di andare a casa sua e di ‘salvare i suoi figli’, perché lei era dovuta scappare”. Una volta arrivata sul posto, aveva avuto conferma dalle nipoti che un signore aveva bussato alla porta e cercato di entrare a forza, chiedendo dove fosse la loro madre: “Ho chiamato i carabinieri perché non osavo entrare, ero preoccupata. Dopo questi eventi ho rivisto quell’uomo in un bar, mi ha chiesto scusa per quanto accaduto dicendo che non voleva spaventarmi”.
 
Gli ultimi testimoni verranno ascoltati il 2 maggio, data della prevista conclusione del processo.

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