Il pubblico ministero ha coniato la definizione di “stalking a tre” per descrivere l’inquietante vicenda che vede come vittime due giovanissime, l’una 16enne e l’altra appena 14enne all’epoca dei fatti.
A perseguitarle per oltre un anno è stato un ragazzo che in periodi diversi era stato fidanzato con entrambe. Dopo la fine delle relazioni, era ossessionato dall’idea che le due fossero diventate amiche. Al punto da minacciarle per mesi - sia al telefono che di persona - e picchiarle in più occasioni. L’episodio più grave avvenuto in una discoteca di Genola nel 2017, ad Halloween, lo ha raccontato la più giovane delle due: “A un tratto sono stata colpita da un pugno e sono finita a terra. Quando mi sono rialzata perdevo sangue e davanti a me c’era lui: credo fosse arrabbiato perché non voleva che uscissi con gli amici e in particolare con una ragazza che era stata sua fidanzata prima di me”. L’amica era stata a sua volta colpita con un pugno dall’aggressore che poi le era salito addosso, facendole perdere i sensi.
Z.S., nato a Torino da una famiglia maghrebina nel 1999 e residente a Fossano, si è trovato a rispondere di atti persecutori e lesioni dopo le denunce presentate - e poi ritirate - dalla 14enne e dalla madre di lei, testimone di vari episodi. A sostegno delle accuse gli screenshot delle conversazioni via Whatsapp dove si leggevano frasi come “te lo giuro sulla mia vita che a costo di tutto quello che ho io ti uccido con le mie mani” o “ti accoltello”. A maggio, incontrando l’adolescente nella stazione di Fossano, l’aveva spinta giù dalle scale procurandole escoriazioni. In ottobre aveva di nuovo incrociato entrambe in stazione, minacciandole con una bottiglia rotta presa da un cestino: “La mia amica gli aveva detto che avrebbe chiamato i carabinieri e lui ha risposto che ci avrebbe ammazzate entrambe prima che arrivassero”.
“Episodi del tutto estranei a una dinamica tra adolescenti, tanto più se diretti a soggetti di sesso femminile: quella che valutiamo è una situazione che stava degenerando verso il peggio” ha sostenuto il procuratore Raffaele Delpui. La successiva remissione delle querele, secondo il rappresentante dell’accusa, non farebbe che corroborare le dichiarazioni rese dalle due minorenni “quando il loro agire era mosso da una serissima paura”. A carico dell’imputato era stata chiesta perciò la condanna a tre anni e sei mesi di carcere. L’avvocato Davide Basso non ha minimizzato la portata dei comportamenti, contestando però l’imputazione di stalking per la supposta carenza del requisito del disagio psicologico: “La ragazzina più giovane ha solo detto che quando usciva aveva paura di incontrarlo, ma è una normale sensazione tra chi interrompe una relazione, specie in giovane età”.
Il giudice Alice Di Maio ha infine emesso un verdetto di condanna a tre anni di detenzione a carico dell’imputato, oggi 22enne.