Non sono responsabili del deragliamento avvenuto a Trinità nel 2018 i due imprenditori di Savigliano finiti a processo per disastro ferroviario e lesioni colpose. Una posizione, la loro, che la Procura aveva vagliato dopo il patteggiamento della persona che materialmente provocò l’incidente.
Il 27 aprile di cinque anni fa circa 200 passeggeri del treno regionale 10130 Savona-Torino erano rimasti coinvolti nel disastro, provocato dal crollo di una gru sul traliccio della ferrovia. La gru aveva tranciato i cavi elettrici della linea a poche centinaia di distanza dalla stazione di Trinità. La motrice e due carrozze del convoglio erano finite fuori dai binari: nell’incidente una decina di passeggeri erano rimasti feriti, in modo non grave. All’origine del crollo, si sarebbe presto appurato, c’era il ribaltamento di una soletta in calcestruzzo che la gru stava movimentando.
Il manovratore del mezzo, titolare dell’azienda trinitese Edil Giara, ha patteggiato una condanna. A giudizio in dibattimento sono finiti invece l’amministratore delegato e la presidente del consiglio di amministrazione di Asfalti Savigliano, cioè l’azienda proprietaria del terreno su cui il gruista stava eseguendo i lavori. Per entrambi il sostituto procuratore Francesca Lombardi aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi di reclusione: “Una parte del lotto veniva utilizzata dalla Asfalti Savigliano, circostanza che ci porta a dire che l’azienda sapesse cosa faceva Edil Giara”. Dirimente, a giudizio dell’accusa, il fatto che la Asfalti Savigliano fosse consapevole della necessità di richiedere un’autorizzazione alla società ferroviaria prima di effettuare i lavori. Autorizzazione che la Edil Giara tuttavia non aveva mai domandato. Trenitalia aveva richiesto un risarcimento di 1 milione e 495mila euro, quantificandone 50mila per i soli danni d’immagine.
Il manovratore della gru ha spiegato comunque di non aver mai avuto a che fare con gli amministratori della Asfalti Savigliano, né prima né dopo il disastro: “Per il contratto di comodato gratuito ho sempre parlato con un’altra persona” ha affermato in aula. Per l’avvocato Alberto Leone, difensore di entrambi gli imputati, non c’era dunque incuria o violazione di legge: “Impossibile ipotizzare una ‘culpa in vigilando’ su una movimentazione effettuata quel giorno stesso”. Il manovratore della gru, ha ricordato il legale, “ha detto che quella gru non era mai stata utilizzata e che era la prima volta che lui spostava materiali pesanti”.
I giudici del tribunale collegiale hanno ritenuto fondate queste argomentazioni, assolvendo gli imputati dal reato di disastro ferroviario perché il fatto non sussiste. In riferimento alle lesioni colpose, a fronte delle intervenute remissioni delle querele da parte dei passeggeri risarciti è stato dichiarato il non luogo a procedere.