Una violenza assurda, esplosa all’improvviso solo per sottrarre al legittimo proprietario una bicicletta e una collanina. A raccontare l’accaduto ai giudici è stato lui, un giovane di Mondovì, quel giorno di passaggio al parco di villa Nasi, conosciuto come “la Torretta”.
Mentre era seduto a bere una birra, un ragazzo si sarebbe avvicinato per rubargli la chiave che apriva il lucchetto della sua bicicletta:
“Mi hanno minacciato, dicendo che se non me ne fossi andato mi avrebbero rubato la collanina che avevo addosso” ha spiegato la vittima. C’erano cinque persone nei paraggi, quattro di loro - giovanissimi - lo avrebbero pestato a sangue reagendo alle sue proteste: due di loro sono stati in seguito riconosciuti e sono oggi imputati di rapina. Si tratta di K.S. e M.E.A., entrambi di origini marocchine. Quest’ultimo è accusato anche per
un’altra rapina con aggressione, avvenuta pochi mesi dopo davanti alla birreria “Il Caimano felice” di piazza Fontana. A giudizio presso il tribunale per i minorenni di Torino c’è un terzo presunto complice, mentre il quarto - del quale è noto solo il soprannome - non è stato individuato.
Impressionante il racconto dell’aggredito: “K.S. e M.E.A. mi hanno preso a pugni sulla nuca, poi mi hanno immobilizzato mentre gli altri due mi davano calci e pugni. Mi hanno rialzato tenendomi ancora fermo, uno ha sferrato un altro pugno. Ho sentito dire ‘prendigli la collana’ e mi hanno gettato a terra, poi mi è arrivato addosso un altro colpo sferrato con un bastone”. Sui fatti accaduti il 1 aprile dello scorso anno ha riferito anche un testimone che conosceva la vittima del pestaggio e si trovava lì quel pomeriggio.
Il testimone ha ridimensionato l’accaduto, sostenendo che il suo conoscente fosse ubriaco e che avesse incolpato due ragazzi dopo aver perso le chiavi del lucchetto. L’accusa sospetta però che il teste abbia mentito per timore di K.S.: “Ha faticato a raccontare i fatti, aveva paura, non volle nemmeno fare il riconoscimento fotografico” ha riferito a questo riguardo il luogotenente dei carabinieri Paolo Cotza, spiegando che proprio dalla segnalazione di questo testimone si era arrivati a individuare i presunti aggressori. Un brigadiere del Nucleo Radiomobile, intervenuto nell’immediatezza, ha negato che l’autore della denuncia sembrasse ubriaco: “Era agitato, barcollava e aveva gli occhi lucidi. Ma noi lo conosciamo e sappiamo che è spesso così, ha anche un disturbo bipolare diagnosticato”.
Contro i due imputati pesa in particolare la testimonianza della commessa di un compro oro di Mondovì. La donna ha confermato di aver seguito la pratica di acquisto per una catenina d’oro, consegnatale da M.E.A.: era stato il ragazzo a presentarsi per due volte quel giorno, sottoscrivendo l’autocertificazione di proprietà e ottenendo per quel gioiello la somma di 255 euro. Dopo il ricovero in Pronto soccorso, la vittima ha riconosciuto in fotografia entrambi i sospettati. Pochi giorni dopo i carabinieri avevano individuato anche il compro oro e recuperato la collanina, con il fermaglio danneggiato.
In udienza K.S. ha negato ogni addebito, sostenendo che fosse stato il ragazzo ad iniziare la lite: “Era arrogante, mi ha insultato e spinto. M.E.A. ci ha divisi, poi da lontano li ho sentiti parlare della bici. Il ragazzo cercava le chiavi e gli altri lo prendevano in giro, facendo finta di averle loro: lui ha afferrato uno dei presenti per il collo e si sono picchiati tutti e tre, io sono intervenuto solo per dividerli”.
Il prossimo 27 maggio proseguirà l’istruttoria.