MONDOVÌ - “Colpevole” di volersi laureare: dopo alcol e botte, una donna porta in tribunale l’ex marito

Anche la figlia ha parlato dei litigi violenti di cui sarebbe stata vittima sua madre: “Ha sempre subito e sempre coperto. Lui le diceva ‘sono il tuo padrone’”

Andrea Cascioli 21/01/2025 16:20

“Sono una donna miracolata” aveva detto al giudice una cinquantenne residente a Mondovì, madre di famiglia, raccontando di violenze subite per anni dall’ex marito. A causa, spiega, della sua volontà di controllare la vita di lei in ogni aspetto, specie da quando la donna aveva iniziato a studiare: “Lui me l’ha sempre rinfacciato, mi diceva ‘chi c… ti credi di essere’: lo facevo per migliorare la condizione economica della famiglia, ma anche per ampliare i miei orizzonti”.
 
La signora si è laureata, ha conseguito due master e un avanzamento professionale. Anche le due figlie, dice orgogliosa la mamma, hanno seguito gli studi universitari. Chi non accettava la situazione, a suo dire, è lui: “Era arrivato a bere due litri di vino al giorno e addirittura si voleva licenziare dalla fabbrica per cui lavorava. Quando beveva diventava cattivo con me, diceva che lo volevo comandare”.
 
Nell’ultima udienza del processo per maltrattamenti e lesioni, in corso a Cuneo, ha testimoniato una delle due figlie della coppia: “Dal 2009 c’è stato un grande scivolamento nei rapporti tra i miei genitori” conferma la ragazza. L’esplodere di una crisi che già da prima, afferma la giovane, sarebbe stata latente: “I miei genitori hanno sempre litigato molto, litigi che mi facevano anche sentire in colpa. Queste litigate mi lasciavano svuotata”. Tra i ricordi c’è un episodio, già raccontato dalla madre, relativo ad uno scontro fisico: “C’era una pentola dove lui stava bollendo un uovo: nella colluttazione mia madre è finita contro la pentola e si è ustionata”. Ad aggravare il tutto, sostengono madre e figlia, erano i problemi con l’alcol: “Lui beveva sempre, si portava il bicchiere di vino anche mentre andava in bagno e qualsiasi cosa diventava un pretesto per aggredire mia madre a spintoni. Io, invece, sono stata aggredita solo verbalmente”.
 
La decisione di denunciare sarebbe maturata dopo un ennesimo litigio violento: “Ho capito che sarei potuta morire per mano di mio marito, come lui aveva minacciato” ha spiegato in aula la persona offesa. La figlia non era presente quel giorno, ma sua madre le aveva raccontato al telefono l’accaduto: “Mi ha detto che le aveva stretto il collo e che lei aveva sempre meno forze. Poi era riuscita ad afferrare un arancio sul tavolo e a tirarlo, rompendo gli occhiali di mio padre e divincolandosi”. Pochi giorni dopo la visita in ospedale, la signora era stata contattata dalla Questura: gli agenti l’avevano convinta a denunciare e a rifugiarsi in una casa protetta, aiutata dall’associazione l’Orecchio di Venere.
 
“Ha sempre subito e sempre coperto, tante altre cose sono venuta a saperle dopo: parlo di aggressioni fisiche e sessuali” dice ora la figlia, sul banco dei testimoni: “Lui inizialmente diceva solo di voler morire, poi la sua aggressività si è trasformata in un’aggressività verso di lei: le ripeteva ‘sono io il tuo padrone’”.
 
Il prossimo 24 febbraio il giudice ascolterà gli ultimi testi dell’accusa.

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