MONDOVÌ - Crac del pastificio Monte Regale, in sei a processo

L’azienda di Mondovì con 116 dipendenti chiuse nel 2012. All’origine della bancarotta ci sarebbero varie scelte avventate degli amministratori

a.c. 01/11/2019 18:37

 
Prosegue a Cuneo il processo per bancarotta fraudolenta contro gli ex vertici del pastificio Monte Regale srl di Mondovì, dichiarato fallito nel 2012.
 
Le indagini avviate dal pubblico ministero Pier Attilio Stea ipotizzano una serie di decisioni commerciali colpevolmente errate e di presunte distrazioni all’origine del crac dell’azienda, che dava lavoro a 116 dipendenti operando come rivenditore per la grande distribuzione e le imprese alimentari.
 
Per questo sono finiti sul banco degli imputati i marchigiani G.A. e R.A., già membri del consiglio di amministrazione, con l’accusa di bancarotta fraudolenta documentale. Nel mirino della Procura anche due ex membri del collegio sindacale, S.F. e M.C., accusati di bancarotta semplice per non aver vigilato sulla gestione. Il titolare della S.M.A. srl, R.M., deve rispondere di concorso in bancarotta preferenziale in quanto fornitore e socio della Monte Regale srl. Infine il professionista P.C.R., che attestò la fattibilità del progetto di concordato preventivo dell’azienda.
 
Tra le contestazioni dell’accusa c’è quella di non aver vigilato sulla qualità delle forniture, consentendo ad esempio la vendita di semola contaminata da una quantità fuori norma di ceneri. Una vicenda che avrebbe provocato un danno sia economico che di immagine all’azienda, erede dello storico pastificio Gazzola: “Più volte segnalai la non conformità della materia prima e nel 2011 venni messo in mobilità” ha denunciato in aula il responsabile del controllo qualità della Monte Regale.
 
La non conformità dipendeva da una percentuale di ceneri superiore ai limiti di legge italiani: dai primi episodi sporadici, il problema sarebbe in seguito divenuto endemico. Il testimone ha evidenziato le responsabilità della S.M.A. srl di R.M., prima fornitore preferenziale del pastificio e più tardi anche socio: “Ogni giorno l’amministratore della S.M.A. riceveva le mie relazioni per raccomandata con ricevuta di ritorno. Non ho mai ricevuto risposta. La semola veniva quindi utilizzata lo stesso per la pasta”. Gli altri fornitori, ha aggiunto l’ex dipendente, “si erano pian piano ritirati perché non avevano più fiducia nell’azienda. Inoltre ricevevano pagamenti più dilazionati, mentre R.M. pretendeva di farsi pagare subito”.
 
Sulla questione dei pagamenti si è soffermata anche la segretaria della S.M.A. srl, puntando invece il dito sulla Monte Regale per i continui ritardi e ricordando che il ramo alimentare della sua azienda fu infine costretto a chiudere proprio perché aveva crediti non riscossi per circa 2 milioni di euro: “Monte Regale all’inizio non era il principale cliente. Lo divenne nel tempo dopo l’arrivo dei marchigiani al vertice dell’azienda. Emettevamo fatture settimanali per circa 200mila euro, ma mentre gli importi salivano scendevano i bonifici a nostro favore ed eravamo costretti a sollecitarli di continuo”. A partire dal 2010, “per cercare di tamponare il problema la Monte Regale accettò di far pagare direttamente la S.M.A. dai suoi clienti esteri. Un altro metodo era vendere la semola alla Monte Regale che poi ci rivendeva la pasta alla stessa cifra, e noi la fornivamo a nostra volta ai clienti finali”.
 
Agli amministratori dell’azienda si contesta anche di aver organizzato una vendita simulata di circa 5mila tonnellate di paste alimentari a uso zootecnico a un prezzo dieci volte inferiore a quello di mercato, provocando un buco da sette milioni di euro. Il dissesto della Monte Regale seguì di un anno quello del pastificio Andreani snr di Montecassiano (Mc), che ne deteneva il 74%: il crac dell’azienda marchigiana sarebbe all’origine anche della chiusura dell’impresa monregalese.
 
Il prossimo 18 dicembre verranno ascoltati in tribunale altri testimoni.

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