CARRU' - Denunciarono il fidanzato pregiudicato della figlia per un furto, il tribunale lo assolve

I vicini avevano raccontato alla coppia di aver visto i due ragazzi entrare in casa di soppiatto e portare via alcuni preziosi. La difesa: ‘Solo un tentativo di screditarlo’

a.c. 24/09/2020 19:00

 
Si è concluso con l’assoluzione per non aver commesso il fatto il processo per furto intentato nei confronti di R.M., un giovane residente a San Michele Mondovì, che era stato denunciato dai genitori della sua ex convivente a seguito di un episodio avvenuto nell’agosto 2018.
 
I due coniugi, residenti in una borgata del comune di Carrù, si erano allontanati dall’abitazione per assistere un parente in ospedale. Al ritorno avevano trovato i portagioie in disordine e i cassetti aperti in camera da letto. Ai carabinieri avevano denunciato la scomparsa di alcuni oggetti di valore: due orologi di cui uno proveniente da un’eredità di famiglia e un paio di occhiali da sole di marca.
 
Dai racconti dei vicini, i derubati avevano appreso che la figlia e il suo compagno erano stati visti entrare in cortile, salire sul fienile e forzare una portafinestra difettosa al primo piano dopo aver scavalcato la ringhiera del balcone. A ‘fare strada’, secondo quanto affermato dai testimoni, sarebbe stata la ragazza. I due si sarebbero poi allontanati, questa volta dal retro, lungo una stradina dove pochi minuti prima un residente aveva notato una Bmw chiara parcheggiata, con alcune persone a bordo. Gli oggetti ritrovati erano poi stati ritrovati dai militari nel corso di una perquisizione a casa di R.M. e della sua convivente: la giovane sosteneva che fossero di sua proprietà, ma erano stati sequestrati e riportati alla madre.
 
All’esito degli accertamenti, la Bmw posteggiata - di cui era stato preso il numero di targa - è risultata intestata a un ventiduenne di Mondovì, indagato e in seguito prosciolto per concorso in furto. A processo è finito invece R.M., pregiudicato con precedenti specifici. Per lui al termine del procedimento il pubblico ministero Gianluigi Datta ha chiesto la condanna a un anno di reclusione e 600 euro di multa.
 
L’avvocato Piermario Morra, difensore dell’imputato, ha sostenuto per contro che l’intera vicenda si dovesse inquadrare come un pacifico tentativo di distruggere una relazione che i genitori di lei non avevano mai approvato: “Si è voluto chiamare in causa il passato di R.M., un passato dal quale lui si è comunque emendato. Neanche se fosse stato a conoscenza dei fatti posti in essere dalla sua compagna la sua condotta sarebbe stata rilevante dal punto di vista penale” ha sostenuto il legale.

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