MONDOVÌ - Due condanne per un assegno rubato, cambiato in un bar a Mondovì

Un 63enne è stato ritenuto colpevole di ricettazione. L’uomo a cui aveva dato il titolo di credito, un meccanico monregalese, è stato giudicato a sua volta

Andrea Cascioli 02/07/2024 17:55

Un assegno “che scotta” è costato la condanna per ricettazione di due diverse persone, dopo la malaccorta decisione di cambiarlo in un bar a Mondovì: “Non l’ho portato in banca perché era un venerdì pomeriggio, conoscevo il titolare del bar e anche la figlia” ha spiegato l’ultimo possessore dell’assegno, risultato rubato.
 
L’uomo, di professione meccanico ed elettrauto, è già stato giudicato in un precedente processo. Ora è stata la volta di L.G., classe 1961, originario di Venaria Reale nel Torinese e all’epoca residente a Magliano Alpi. È lui la persona che aveva dato il titolo di credito - per un valore di 275 euro - al meccanico, il quale a sua volta lo avrebbe fatto cambiare alla barista. Soldi che servivano come acconto per una voltura: “Non ricordo che veicolo fosse, comunque era un’auto da due soldi” ha raccontato in aula il meccanico. Più di una volta, ha aggiunto, aveva cercato un chiarimento dall’acquirente, senza ottenere nulla: “Diceva vengo, te lo aggiusto, devo sentire. Poi più nulla”.
 
Sull’intestatario dell’assegno, un signore residente a Millesimo (Savona), nessuna informazione: “L.G. ha detto che era un suo cliente”. Si trattava, invece, della persona che nel gennaio 2017, diversi mesi prima dei fatti, ne aveva denunciato il furto. “Con molta difficoltà, ha dichiarato di essere stato raggirato” ha detto il pubblico ministero Alessandro Bombardiere, osservando come tra la vittima del furto e l’imputato “manca un collegamento: lui dice di non avere assolutamente avuto a che fare con L.G. ma solo con un’altra persona, così come lo stesso imputato”. Questa persona è un individuo residente a Merano che è stato a sua volta ascoltato come teste nel procedimento.
 
“Nel momento in cui ha ricevuto l’assegno, L.G. non aveva coscienza della sua provenienza delittuosa” ha sostenuto l’avvocato Pier Bartolomeo Bottero, difensore del 63enne: “La persona che gliel’ha dato riferisce di aver sempre commercializzato auto tramite assegni, L.G. ha ricordato che aveva fatto diversi affari con lui e che si trattava di un modesto assegno”. Il giudice Elisabetta Meinardi ha condannato a tre mesi di reclusione e 300 euro di multa l’imputato, una pena superiore ai due mesi richiesti dall’accusa.

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