Il “gorgonzola di capra” non esiste, ma non è detto che una definizione del genere inganni il consumatore. Per questo motivo il giudice Giovanni Mocci ha assolto due produttori astigiani, denunciati dai Carabinieri Forestali di Mondovì durante l’edizione 2019 della fiera del Santuario di Vicoforte.
Agli espositori era contestata la “vendita di prodotti industriali con segni mendaci”: “Uno dei formaggi in vendita - ha spiegato il comandante dei Forestali di Mondovì, maresciallo Stefano Ambrosio - era visibilmente assimilabile al gorgonzola e venduto con la dicitura ‘gorgonzola di capra’: una dicitura illegale perché il gorgonzola è un prodotto a denominazione protetta, con un disciplinare approvato dal consorzio di tutela”. Per questo motivo erano stati denunciati sia la titolare dell’azienda agricola, G.C., sia suo padre A.C., l’unico presente in quel momento presso lo stand.
Erano state oggetto dei controlli presso lo stesso stand anche ventotto bottiglie di vino etichettate come Nebbiolo, Barbera e Dolcetto: “Sull’etichetta, molto scarna, non c’era nessun riferimento all’azienda produttrice e a quella imbottigliatrice ma solo all’azienda agricola di A.C.” ha aggiunto il maresciallo Ambrosio. Dai successivi accertamenti si era potuto appurare che i vini evidenziavano la presenza di solfiti, una circostanza che la normativa impone di riportare sull’etichetta. Nell’azienda non risultavano terreni coltivati a vigneto, cosa che aveva portato i carabinieri a concludere che il vino fosse stato prodotto altrove.
L’imputato A.C. si era giustificato dicendo: “So che non esiste il gorgonzola di capra e se qualcuno mi avesse chiesto informazioni a riguardo lo avrei precisato. Volevo soltanto segnalare in fiera la possibilità di ordinare il formaggio blu di capra che non tutti conoscono”. Il formaggio pubblicizzato dai due cartelli, in ogni caso, non sarebbe stato tra quelli in esposizione a Vicoforte: “Avevamo solo le classiche tome di formaggio vaccino, di tipo nostrale o testun”.
Il pubblico ministero Alessandro Bombardiere ha comunque chiesto per entrambi la condanna a sei mesi e mille euro di multa, ritenendo sussistente la violazione. L’avvocato Alberto Masoero, difensore dei due imputati, ha invece sostenuto che la merce contestata non fosse nemmeno presente sul banco: “È stata sequestrata una forma simile al gorgonzola, sul quale però non sono stati fatti accertamenti. I cartelli con la dicitura ‘gorgonzola di capra’ non si riferivano a quel formaggio, perché nello stand non c’erano formaggi di capra”. Quanto al vino, il legale ha puntualizzato: “Nessuno ha scritto che il vino fosse stato prodotto dall’azienda. In ogni caso i vini non erano in vendita, ma in degustazione assieme ai formaggi”.
Il giudice ha assolto i due imprenditori agricoli perché il fatto non sussiste, quanto alla questione del formaggio. Il solo A.C. è stato condannato a un mese e 200 euro di multa per la mancanza di indicazioni sul vino.