Gelosia e intolleranza religiosa, un mix che ha compromesso una relazione sentimentale tra due vicini di casa e portato a una condanna, un anno e sei mesi di carcere, per i reati di maltrattamenti e lesioni. Lui e lei, entrambi marocchini, residenti in un piccolo paese tra Cuneo e Mondovì, sono i protagonisti della storia: “Un’amicizia diventata una relazione, poi un incubo con minacce, pedinamenti e telefonate” secondo l’accusa. “Lei si era convertita al cattolicesimo e lui ha detto che l’avrebbe sgozzata, così andava in paradiso” ha aggiunto il pm, che aveva chiesto per l’uomo una condanna a quattro anni. Tra gli episodi ce n’è uno raccontato dalla sorella della querelante: “Eravamo sulla macchina di lei, lui ha detto in marocchino ‘a tua sorella la prendo e la sgozzo’. Stavano ancora assieme ma avevano dei problemi, litigavano sempre quando erano con me, per delle cavolate: bastava che lei uscisse, lui era geloso”.
Anche le persone estranee al nucleo familiare, seguito da tempo dai servizi sociali, confermano gli abusi e le discriminazioni a sfondo religioso: “La ingiuriava perché frequentava persone di religione cristiana, così aveva riferito” sostiene lo psichiatra che aveva in cura la donna, tormentata da una difficile situazione familiare oltre che da quel rapporto. Il giorno in cui lei si era decisa a denunciare, presentandosi ai carabinieri di Morozzo, lui l’aveva aggredita mentre era in auto, di nuovo alla presenza della sorella: “Ha aperto la portiera e ha cercato di tirarla fuori dalla macchina. Probabilmente aveva capito che aveva fatto la denuncia e voleva cercare di parlare con lei”. È stata, aggiunge la testimone, l’unica violenza a cui abbia assistito: “Non mi ha mai raccontato altro”. Una ritrosia menzionata anche dallo psichiatra: “C’erano risposte generiche ed elusive rispetto alle mie domande”.
“Non voleva che i suoi genitori sapessero queste cose, per evitare che il padre intervenisse” ha spiegato un’operatrice socio sanitaria, menzionando i segni delle violenze che in un’occasione aveva visto sul volto della donna: “Aveva ematomi sul viso e sul braccio, piangeva. Ha detto che il vicino di casa l’aveva picchiata: erano un po’ di volte che la vedevo con gli occhi segnati, diceva che piangeva tanto perché era triste e aveva paura ad uscire”. Dopo averla vista così, ha spiegato, l’aveva accompagnata al pronto soccorso a Mondovì, poi dai carabinieri per raccontare i fatti.
In uno dei numerosi messaggi intercorsi, acquisiti durante le indagini, la persona offesa scrive: “Tu sei tranquillo con te stesso mentre la mia faccia è rovinata per colpa tua, mi hai fatto una cicatrice bruttissima”. Lui sosteneva che quelli fossero gli effetti di una chirurgia estetica sbagliata: “È una donna molto sola che soffre di attacchi di ansia e panico, specialmente dopo quanto accaduto in Marocco” ha sottolineato l’avvocato difensore dell’imputato, riferendosi a un episodio di violenza sessuale di cui la persona offesa sarebbe stata vittima alcuni anni fa in Marocco. “Non c’è nessun riscontro esterno neanche di questo fatto” precisa il legale, ridimensionando anche il racconto in aula: “Ha ingigantito i fatti e si è mostrata in un certo senso aggressiva. La documentazione medica dice tutt’altro”.