L’idea iniziale era di ordinare subito i serramenti, in modo da ultimare i lavori entro l’estate e avere a disposizione la propria casa al mare nella bella stagione. Poi i tempi hanno iniziato a dilatarsi, dopo l’estate sono trascorsi un autunno e un inverno, finché il cliente si è rassegnato all’evidenza.
Pensare che era stato proprio A.C., l’artigiano a cui si era rivolto, a convincerlo a versare un acconto per concludere più in fretta: “I serramenti - ha spiegato il proprietario dell’alloggio - erano secondo lui il materiale più critico, andavano ordinati subito in modo da averli per l’estate: il primo anticipo di 16.500 euro era destinato soprattutto a questo”. Oggi A.C., titolare di un’impresa individuale con sede a Mondovì, in località Rifreddo, è accusato di appropriazione indebita dall’uomo che si era rivolto a lui nel febbraio di tre anni fa, per la ristrutturazione di un appartamento a Bergeggi, sulla riviera savonese.
Il proprietario, un 57enne saluzzese residente in provincia di Torino, afferma di essersi rivolto a lui su consiglio dell’agente immobiliare che gli aveva venduto la casa in Liguria: le referenze erano impeccabili. Dopo qualche contatto telefonico, i due si erano incontrati per un sopralluogo, insieme al geometra che avrebbe assunto la direzione dei lavori. Tutto sembrava filare liscio: “Gli ho sempre dato fiducia. - assicura il cliente - Sapevo che aveva anche altri cantieri da seguire e che non poteva stare per tutto il tempo sul mio: ogni volta che andavo a controllare, lo avvisavo”.
Peccato che, arrivati ad agosto, i lavori fossero tutt’altro che conclusi. Malgrado continue rassicurazioni sul fatto che i ritardi, dovuti - si diceva - a litigi con i fornitori, sarebbero stati recuperati: “L’ultima volta - ricorda il saluzzese - ho incontrato l’artigiano mentre ero in vacanza. Qualche giorno lo avevo trascorso comunque in quella casa, anche se i serramenti non chiudevano perché erano ancora quelli vecchi”. A parte gli interventi mai realizzati, sostiene il querelante, altri non erano eseguiti a regola d’arte: “Non gli contesto di non aver fatto nulla, il problema è che i lavori sono stati fatti parzialmente e anche male. Soprattutto, i materiali che avevo ordinato in realtà non sono mai arrivati”. In tribunale il testimone ha citato, a titolo di esempio, la pavimentazione di un soppalco che doveva essere realizzata in vetro e fu invece lasciata con un rivestimento di legno. In totale, il committente aveva versato 52.500 euro, rispetto ai 41mila previsti dal contratto iniziale: tra questi gli oltre 19mila euro, secondo quanto appurato in indagini, per lavori mai eseguiti.
“Passate le vacanze - ha detto ancora il 57enne - mi sono rassegnato. Il mio obiettivo era esclusivamente mantenere un rapporto tale da superare le difficoltà e arrivare alla fine dei lavori”. I contatti, mantenuti via Whatsapp per alcuni mesi, si sarebbero interrotti del tutto a dicembre di quell’anno, quando l’utenza telefonica dell’artigiano risultava inesistente. Anche il direttore dei lavori ha confermato di aver perso ogni contatto in quel periodo: “Per due cantieri precedenti non sono stato pagato da lui: mi doveva una decina di migliaia di euro, ma non ho fatto tentativi per recuperare i crediti”. Il prossimo 27 maggio si attende l’escussione dell’ultimo teste e la discussione del caso.