Una maestra sotto accusa e un paese scosso dalle voci sui maltrattamenti imputati a un’insegnante con anni di esperienza, conosciuta da tutti. Sono i presupposti di una vicenda, originata dalla querela di un gruppo di genitori nel 2019, sulla quale oggi è chiamato a giudicare il tribunale di Cuneo.
Nel capo d’imputazione si parla di abuso dei mezzi di correzione. È il reato in cui incorre chi, genitore o docente, eccede nel “disciplinare” i bambini in sua custodia. Secondo la Procura sarebbe questo il caso della maestra che in un piccolo centro del Monregalese aveva insegnato per un quindicennio, prima che venissero a galla le accuse riguardo a
bambini strattonati o alzati da terra per un braccio, lasciati in punizione in uno stanzino buio, oppure fatti oggetto di abusi verbali e offese.
“Con i genitori non ho mai parlato di quel che succedeva. Non mi sembrava opportuno dirgli che mandavano i loro figli in una scuola dove io non avrei portato i miei”: lo racconta una maestra di sostegno, collega dell’imputata, che per prima si era rivolta alla dirigente scolastica per segnalare comportamenti che riteneva inaccettabili.
Abusi sia fisici che verbali, precisa la testimone: “Spesso umiliava i bambini con frasi come ‘il cervello non ce l’hai’, ‘questo disegno è proprio brutto’ o ‘hai il cervello di una gallina’. Strattonava i bambini o li prendeva con forza per le guance. Loro ne erano impauriti”. Alcuni episodi eclatanti sarebbero avvenuti al momento di consumare i pasti: un bambino sarebbe stato imboccato a forza perché rifiutava di mangiare le rondelle di banana, a un altro invece la maestra avrebbe infilato in bocca tutti gli spicchi di un mandarino avanzato. “Ero di fianco alla bidella, - ricorda la docente di sostegno - lei le ha fatto presente che il bambino avrebbe rischiato di soffocarsi, solo allora la mia collega lo ha lasciato sputare”.
L’accusa più grave riguarda però un bambino al quale la maestra, in un’occasione,
avrebbe morso un dito per punirlo di aver fatto altrettanto ai danni di un suo compagno. La collega del sostegno afferma di aver assistito all’intera vicenda:
“Dopo averlo rimproverato, gli ha detto ‘adesso morsichiamo te’. Non l’ho vista morderlo perché mi dava le spalle, ma si è chinata su di lui e gli ha preso la mano. Il bimbo subito dopo si è messo a piangere. In bagno ho visto che aveva il dito indice gonfio e violaceo, con i segni di una morsicatura profonda”. Anche la bidella conferma di aver visto quei segni, mentre un’altra maestra dell’istituto racconta che quando poco dopo al bambino si era tolto il cerotto
“aveva soltanto una pellicina sollevata, il dito non era gonfio e non c’erano segni”.
“C’erano giornate in cui era rilassata e gli alunni erano felicissimi, in altre aveva la luna storta e i bimbi si impaurivano. Venivano a cercare me e lei si arrabbiava ancora di più” aggiunge ancora la maestra di sostegno, sottolineando che altri abusi si sarebbero verificati quando i piccoli chiedevano di andare in bagno o quando facevano qualcosa di sbagliato:
“Tra gli alunni c’era una bambina problematica, a cui poi è stato dato il sostegno. Spesso mordeva o tirava pizzicotti, una volta ha sputato per terra e la sua maestra l’ha obbligata a pulire con la mano”.
Non tutte le colleghe, però, confermano queste accuse. Un’insegnante di religione che veniva a scuola per un’ora e mezza a settimana afferma di essere rimasta
“sconvolta” dopo aver appreso della denuncia:
“A tutti i bambini chiedevamo di assaggiare solo un pezzetto di frutta, senza insistere. Lei non faceva niente di diverso e non l’ho mai vista imboccare un alunno. Capitava che alzasse la voce come succedeva anche a me, ma non maltrattava nessuno”. Nessun rilievo, poi, dal punto di vista didattico:
“Svolgeva sempre ottime attività. Quell’anno ha seguito il progetto di educazione stradale e ho potuto constatare che i bambini conoscevano tutti i segnali già a cinque anni. Mai vista una cosa del genere”.
Il processo è rinviato al 14 febbraio per il proseguimento dell’istruttoria.