Sarebbe stato un raid in piena regola quello organizzato ai danni di un giovane monregalese, fermato insieme alla sua compagna durante un’uscita con il cane e pestato per un debito non pagato.
Il presunto organizzatore dell’aggressione, il vercellese M.S., si trova ora a rispondere di lesioni personali e rapina in concorso. Insieme al complice A.S., residente a Chivasso (To), si sarebbe recato a Mondovì per pretendere dalla vittima il saldo di un debito: quest’ultimo gli doveva infatti 290 euro come pagamento per una ventina di grammi di hashish che M.S. gli aveva ceduto in precedenza. “Non avevo i soldi per pagarlo perché in quel periodo lavoravo poco, gli avevo promesso che glieli avrei dati dopo due settimane, a dicembre” ha raccontato la parte offesa.
Ciononostante M.S. e l’amico si sarebbero presentati in anticipo per riscuotere. La sera del 26 novembre 2018 l’”obiettivo” della loro spedizione era stato individuato a poca distanza dalla sua abitazione nel quartiere di Mondovì Piazza, mentre si accingeva a rientrare insieme alla fidanzata. Dopo qualche scambio di battute l’uomo sarebbe stato aggredito alle spalle e buttato a terra con violenza. A quel punto i due avrebbero ordinato alla sua compagna di aprire la porta di casa e A.S. sarebbe entrato portando via il computer del debitore come “pegno” per quanto dovuto.
A.S., che ha già patteggiato la pena, ha reso la propria testimonianza nel processo contro l’altro accusato: “Eravamo tutti e tre amici e tutti assumevano droghe. M.S. è venuto a prendermi a Chivasso e insieme abbiamo raggiunto a Mondovì il ragazzo che gli doveva i soldi per l’hashish. Lui si è presentato con arroganza ed era sotto l’effetto di stupefacenti, diceva a M.S. ‘non ti devo niente, se vuoi picchiami’ e l’altro gli aveva dato una spinta mandandolo per terra. Poi mi ha ordinato di andare di sopra e prendere il computer, era l’unico oggetto di valore che ci fosse in casa”.
L’aggredito era stato trovato sanguinante dai carabinieri ma in un primo tempo aveva rifiutato di denunciare i due conoscenti, attribuendo la responsabilità delle sue ferite a una caduta accidentale. Solo il giorno dopo si sarebbe ricreduto: “Io e la mia fidanzata eravamo impauriti e all’inizio abbiamo preferito non denunciare il fatto, poi ci abbiamo ripensato e la mattina dopo sono andato dai carabinieri. Non mi sono fatto refertare per le ferite in ospedale, ho solo chiesto un antidolorifico”.
Nell’udienza del 2 marzo verrà ascoltato l’imputato, prima di concludere l’istruttoria.