Sono finiti in due a processo, con l’accusa di lesioni personali stradali, per l’incidente nel quale la mattina del 27 settembre 2018 rimase ferito un bambino di sette anni a Mondovì.

 

C.M. era alla guida dell’auto che procedendo lungo via Cottolengo, in direzione Carassone, aveva urtato il piccolo di appena 7 anni sbucato da uno dei portoni della via. La strada, hanno spiegato vari testimoni in aula, è priva di marciapiedi e piuttosto stretta, ancorché sia a doppio senso di marcia: C.M. aveva investito il bimbo mentre superava un furgoncino fermo sulla sua corsia di marcia, con le quattro frecce. L’uomo che era alla guida del mezzo in sosta, A.E., è stato quindi ritenuto corresponsabile dell’incidente.

 

Dai rilievi fotografici, ha precisato uno degli agenti di Polizia Locale intervenuti, erano state riscontrate tracce di frenata. L’auto di C.M. mostrava segni sul lato sinistro: “Non ammaccature o segni di urto violento, ma una semplice ‘strisciata’”. Secondo il perito della difesa, Giorgio Bertazzoni, la velocità era senza dubbio inferiore ai 25 km/h: “Non è stata la vettura ad investire, ma il pedone a urtare lateralmente il veicolo”. Il furgone parcheggiato di A.E. ad ogni modo sarebbe stato determinante come un ostacolo alla visibilità.

 

Per il piccolo ferito quella disavventura si era chiusa con una doppia frattura alla gamba destra e un’escoriazione sul piede destro, con prognosi di 90 giorni. In seguito però ha patito le conseguenze psicologiche dell’incidente: la neuropsichiatra che l’ha visitato, su domanda dell’avvocato di parte civile Rocco Sardo, ha diagnosticato al bambino un disturbo post-traumatico fobico-ossessivo, con frequenti episodi di ansia.

 

Il processo è stato aggiornato al 19 febbraio 2021 per ascoltare i rimanenti testi.