MONDOVÌ - Mondovì, una mamma 47enne investita all’uscita dall’autolavaggio: prosegue il processo

La Procura ritiene di aver identificato il pirata della strada in un trentenne residente in zona. La difesa obietta: “Orario e data della telecamera non coincidono”

Immagine di repertorio

Andrea Cascioli 22/04/2025 19:10

Sfilano in tribunale i testimoni dell’investimento stradale avvenuto nel maggio 2021 a Mondovì, lungo via Torino. Venne travolta e non soccorsa una 47enne congolese madre di tre figli, residente a breve distanza dal luogo dei fatti. La donna riportò una frattura esposta della caviglia e un trauma alla spalla, oltre a varie lesioni per cui ricevette nel complesso una prognosi di 45 giorni.
 
La Procura ritiene di aver identificato il pirata della strada in A.P., trentenne italiano, anche lui residente in zona. L’uomo, secondo le accuse, sarebbe uscito da un autolavaggio alla guida di una Golf nera, di proprietà di un cliente che gliel’aveva affidata in custodia. L’imputato ha ammesso in aula di essersi recato a lavare l’auto quel giorno, senza però incontrare nessuno: “Non c’erano né macchine né pedoni: ho guardato a destra e a sinistra prima di immettermi in strada”. Solo qualche minuto più tardi, poco dopo le nove, avrebbe sentito dei lamenti provenire dalla strada: “Mi sono affacciato e ho intravisto una sagoma per terra, sulla carreggiata. Mi sono avvicinato e ho visto una signora che si lamentava, chiamando aiuto e dicendo ‘sto morendo’: io l’ho tranquillizzata e ho chiesto cosa fosse successo, ha detto che una macchina scura l’aveva investita”.
 
L’identificazione di quella “macchina scura” è l’oggetto del processo per lesioni stradali e fuga che lo vede alla sbarra. Su questo particolare ruotano le varie testimonianze ascoltate, tra cui quella di uno dei primi soccorritori. L’uomo, richiamato in strada dalla fidanzata, ha dichiarato di aver visto la donna ferita a terra, semi incosciente, ma di non ricordare se lei o qualcun altro sul posto avesse menzionato l’auto scura. Anche la nipote della 47enne, accorsa pochi istanti dopo, è incerta sul fatto che sua zia avesse in effetti parlato di una Golf nera: “Mi sono concentrata su mia zia, è rimasta cosciente fino all’arrivo dell’ambulanza” ha dichiarato. L’imputato, ha aggiunto la ragazza, “era lì e assisteva alla scena, non ricordo che abbia esternato qualcosa”.
 
Il titolare dell’autolavaggio e dell’annesso centro revisioni auto ha deposto a sua volta, ricordando di essere stato interpellato dai carabinieri la mattina dell’incidente: cercavano immagini dell’impianto di videosorveglianza, una telecamera che riprende il punto in cui l’accesso dell’autolavaggio si immette su via Torino. “Hanno spiegato che, a seguito dell’incidente, volevano capire la dinamica e se ci fossero stati ingressi” ha detto, aggiungendo in particolare che cercavano “una macchina di colore scuro”, senza specificare il modello.
 
Secondo la difesa, c’è un problema di mancata corrispondenza con l’orario e la data delle immagini acquisite, risalenti secondo il video al pomeriggio del giorno precedente ai fatti. Il gestore spiega di non poter escludere che la telecamera riportasse in effetti un’indicazione temporale sbagliata.
 
Il prossimo 6 novembre le parti discuteranno il caso di fronte al giudice.

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