Un incidente durante un giro in moto tra l’entroterra savonese e la Granda è costato un processo a un quarantenne ligure, originario di Borgio Verezzi (Sv).
Nell’agosto 2019 G.F., residente a Mantova, era tornato in Liguria per festeggiare il compleanno della compagna. La donna era insieme a lui anche la mattina del 6 a bordo della motocicletta sulla quale era avvenuto il sinistro, nel comune di Ormea. Nel tentativo di decelerare, alla vista di un gruppo di ragazzini che giocavano a palla in strada, G.F. aveva perso il controllo del mezzo ed era rovinato a terra.
Sia lui che la compagna erano stati soccorsi dal 118 e dai carabinieri della locale stazione. L’uomo, trasportato in prognosi riservata al Pronto soccorso dell’ospedale di Cuneo, era poi risultato positivo al test antidroga effettuato dai sanitari. Anche i successivi controlli effettuati dal centro antidoping avevano confermato una lieve positività ai cannabinoidi (1,4 nanogrammi per millilitro). La compagna dell’imputato, sentita a processo, ha ammesso di aver visto G.F. fumare uno spinello insieme agli amici, la sera prima dell’incidente. Nelle ore successive però non avrebbe più fatto alcun uso di stupefacenti.
Circa la persistenza delle tracce di cannabinoidi nel sangue ha deposto come perito della difesa il dottor Roberto Carrozzino, direttore del Servizio Dipendenze dell’Asl di Savona: “La quantità di THC rilevata in questo caso è molto bassa, alle soglie della negatività. Nei consumatori non occasionali il metabolita della cannabis può permanere a distanza di giorni fino a 5 nanogrammi per millilitro, anche in periodo ormai lontano dall’assunzione”. Secondo l’esperto è quindi possibile che il test avesse rilevato le tracce di uno spinello fumato almeno otto ore prima dell’incidente.
Nell’udienza del prossimo 20 maggio verrà ascoltato il medico che eseguì i prelievi, prima della conclusione del procedimento.