Si ipotizza una truffa da 317mila euro ai danni dello Stato da parte di tre cooperative incaricate della gestione di undici diversi centri di accoglienza straordinaria (CAS) nella provincia di Cuneo.
Le indagini sono partite a fine 2017 da una lettera anonima che aveva segnalato anomalie in alcuni centri, convenzionati con la Prefettura di Cuneo nel periodo dell’emergenza sbarchi. “L’aspetto più eclatante è che durante un’ispezione al CAS di Montezemolo si era riscontrata l’assenza di dieci ospiti” ha spiegato in tribunale il luogotenente Maurizio Leo della Guardia di Finanza di Mondovì. Durante il sopralluogo era emerso che al posto degli immigrati che sarebbero dovuti essere presenti ce n’erano altri: “Successivamente abbiamo svolto un’attività più allargata e ci siamo accorti che questa ‘rotazione’ avveniva in tutti i CAS della stessa cooperativa”. Le fiamme gialle monregalesi avevano rintracciato solo a febbraio gli immigrati “dispersi”: erano in un fabbricato rurale a Pietra Ligure, nel Savonese, un luogo mai segnalato alla Prefettura e al quale si era risaliti solo grazie alle indicazioni di alcuni ospiti del centro di accoglienza di Montezemolo. Nella struttura, sede di un’associazione che organizzava trekking con asini e attività educative nella natura, era presente anche un dipendente della cooperativa che gestiva il CAS di Montezemolo, la Immacolata 1892 srl.
La Immacolata 1892, con sede a Torino, aveva in carico la gestione di altri sei centri di accoglienza in provincia: tre a Ceva, uno a Valdieri e due a Borgo San Dalmazzo. Dalle successive indagini è emerso il coinvolgimento di altre due cooperative torinesi, la Casa dell’Immacolata srl e la cooperativa Il Tulipano. Secondo i finanzieri le tre coop erano caratterizzate da una “gestione promiscua”, evidenziata dalla contiguità fisica delle rispettive sedi e da numerosi passaggi di denaro e dipendenti da una all’altra. A giudizio per truffa e sfruttamento del lavoro sono finiti i responsabili legali Gabriella Brajkovic per la Immacolata 1892, Chiara Bellomo e Gianpaolo Massano avvicendatisi alla guida de Il Tulipano ed Eligio Accame detto Lino per la Casa dell’Immacolata. Accame risultava coinvolto anche nella gestione della Albafin, società proprietaria dei terreni di Pietra Ligure dove la Finanza aveva eseguito un primo sopralluogo in febbraio e poi una perquisizione ad aprile, contestuale a quelle effettuate nei sette CAS della Immacolata 1892, nei tre del Tulipano e nel centro di Belvedere Langhe facente capo alla Casa dell’Immacolata.
Nelle accuse a carico dei quattro responsabili delle cooperative si dice che gli immigrati sarebbero stati “arbitrariamente trasferiti in Liguria per svolgere attività lavorative in campo edilizio e cura e manutenzione del verde” con “compensi al di fuori di ogni norma di legge, senza autorizzazioni o contratti”. Il luogotenente Leo ha precisato di non aver visto i richiedenti asilo svolgere alcuna attività durante il primo sopralluogo: ogni loro spostamento, però, avrebbe dovuto essere comunicato per tempo alla Prefettura. A Pietra Ligure erano state trovate schede di valutazione delle mansioni lavorative e fogli di presenza, necessari per richiedere in Prefettura il contributo da 34,50 euro al giorno per ciascun ospite. Non risulta che i compensi fossero stati richiesti più volte per gli stessi richiedenti asilo, tuttavia la Procura di Cuneo ha ritenuto sussistente la truffa, dal momento che gli immigrati venivano identificati come presenti in strutture dove in realtà non erano stati trovati.
I contributi indebitamente percepiti, secondo i conteggi del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Finanza di Cuneo, ammonterebbero a 174.639 euro per i centri gestiti dalla Immacolata 1892, 142.551 euro per la coop Il Tulipano e ulteriori 445 euro per la Casa dell’Immacolata, per un totale di 317.635 euro. La prossima udienza è fissata al 31 ottobre per il proseguimento dell’istruttoria.