C’è una storia d’amore tra due giovanissimi finita nel peggiore dei modi all’origine del processo a carico di E.V.R., classe 1995. Il 26enne residente nel Cebano doveva rispondere di percosse, minacce, molestie, diffusione di materiale pedopornografico, accesso abusivo a un sistema informatico, danneggiamento e sostituzione di persona.
A querelarlo la sua ex fidanzata che affermava fra l’altro di essere stata perseguitata per mesi, dopo la fine della relazione sentimentale: “Mi inviava messaggi, dandomi della bugiarda e minacciando la mia famiglia”. Oltre ai messaggi sarebbe poi spuntata una fotografia che ritraeva - a detta di lui - le parti intime della sua ex: “Io non gliene avevo mai mandate, né ricordo che mi avesse scattato foto del genere” ha precisato la ragazza, la quale era venuta a sapere che almeno tre persone nella cerchia delle loro conoscenze comuni erano in possesso di immagini come quella.
Poiché gli inquirenti ritenevano che all’epoca degli scatti la denunciante fosse minorenne, a carico di E.V.R. è arrivata anche la contestazione relativa alla diffusione di materiale pedopornografico. L’accesso informatico abusivo e la sostituzione di persona riguardavano invece una presunta violazione del profilo Facebook della sua ex e un tentativo di approcciarla tramite Instagram sotto falso nome: “Ѐ stato un periodo molto brutto per me - ha ammesso la giovane - ma non volevo arrivare a tanto. Non avrei voluto denunciarlo, volevo solo che mi lasciasse stare”.
L’accusato ha reso in aula la sua versione dei fatti, ammettendo di aver inviato le foto intime di lei a un paio di amici che avevano poi informato la diretta interessata: “L’errore non è stato inviare le foto ma mettermi con lei” ha detto ai giudici il 26enne, sostenendo però che la ragazza fosse già maggiorenne quando erano state scattate le immagini. “In quel periodo abusavo di alcol e canne, ora sono tornato lucido e posso rivedere le cose con occhi diversi” ha aggiunto E.V.R., ricostruendo la tormentata relazione: “Litigavamo sempre, ci lasciavamo e poi tornavamo insieme”.
In seguito alla remissione della querela, le accuse di percosse, minacce, danneggiamento e accesso informatico abusivo sono venute meno. All’imputato è riconosciuto inoltre un parziale vizio di mente. Restavano perseguibili d’ufficio la diffusione di pornografia minorile e la sostituzione di persona, reati per i quali il procuratore ha chiesto la pena di due anni e dieci mesi, più 13mila euro di multa.
Per il difensore del cebano l’intera vicenda rappresenterebbe un “evento traumatico nella vita di questo ragazzo”, con risvolti psicopatologici. Il legale contesta l’inquadramento delle fotografie come materiale pedopornografico: “Lei era verosimilmente maggiorenne e le foto sono state inviate a due amici che le hanno subito cancellate, non comprendendo nemmeno di cosa si trattasse. Si potrebbe parlare semmai di diffamazione, per la quale però manca una querela”.
I giudici hanno ritenuto non procedibili i capi per cui è intervenuta la remissione di querela e assolto il 26enne dall’accusa di diffusione di materiale pedopornografico. L’imputato è stato condannato a un mese e dieci giorni, con pena sospesa, per la sola sostituzione di persona.