GARESSIO - Pestò un conoscente perché aveva litigato con un suo amico, condannato un ventenne

Per il garessino, di ritorno da una serata di festa, le conseguenze sono state pesanti: frattura scomposta, un’operazione e due placche di titanio in testa

Andrea Cascioli 23/07/2024 16:31

Un’aggressione violentissima, senza nessuna ragione precisa. Se non quella, per citare le parole del giovane individuato come responsabile, di essersi trovato “al posto sbagliato nel momento sbagliato”. Per un ragazzo di Garessio, oggi ventunenne, quella serata di festa con gli amici nel luglio del 2021 si è trasformata in un incubo. Tutto a causa di un pugno ricevuto da un compaesano della sua età, col quale aveva giocato a pallone, mentre attraversava la passerella pedonale sul Tanaro: “Ho avuto un calo della vista e ho dovuto mettere gli occhiali. Per due mesi non ho potuto mangiare cibi solidi, avevo perso più di venti chili. Soffrivo di mal di testa, emicranie, dolori che non riuscivo in nessun modo ad affievolire”.
 
Quel pugno alla tempia gli ha provocato, oltre a un black out di memoria, una frattura scomposta al naso e allo zigomo frontale, un’operazione chirurgica e due placche di titanio con le viti in testa. Eppure, sul momento, si era cercato di evitare la denuncia, a cui si è arrivati solo dopo che l’altro si è rivolto alle autorità per primo. Il processo contro il 21enne, davanti al giudice di pace di Mondovì, è finito nel nulla. Quello nei confronti del suo presunto aggressore, chiamato a rispondere di lesioni personali gravi, è terminato invece con una condanna a tre anni e sei mesi da parte del giudice Marco Toscano.
 
“Non siamo mai stati amici ma avevamo rapporti civili” ha ricordato la persona offesa parlando di A.S., figlio di una famiglia albanese ma cresciuto a Garessio. Tutti e due quella sera erano alla festa del “Miglio d’oro”, una manifestazione di richiamo per i giovani del posto. Il ragazzo che sarebbe stato aggredito voleva tornare a casa, proprio in quei mesi stava studiando per il test di accesso a medicina. Arrivato sulla passerella, l’altro lo avrebbe colpito senza nessun preavviso: “La mia presenza - ha detto la vittima - è stata percepita come una minaccia. Io l’avevo solo guardato”. “Colpa” della sua amicizia con un altro coetaneo, non coinvolto nella rissa, ma che nel corso della stessa serata era già venuto alle mani con A.S., a causa di alcune vecchie ruggini rinfocolate da un battibecco.
 
La fidanzata di questo ragazzo, amica della persona offesa, ha raccontato di essere stata presente al momento dell’aggressione: “Eravamo a metà della passerella. A.S. si è messo a correre verso il mio fidanzato, che stava dalla parte opposta, perché avevano litigato poco prima e voleva scontrarsi con lui. Nel percorso ha urtato contro il mio amico e gli ha tirato un pugno per levarselo di mezzo: l’ho visto cadere in terra, ero preoccupatissima”. Nel chiedere la condanna senza attenuanti generiche per l’imputato, il pubblico ministero Anna Maria Clemente ha osservato: “Non si può ridurre in quelle condizioni un ragazzo semplicemente perché si trova ‘nel posto sbagliato al momento sbagliato’”.
 
Il riferimento è alla frase che A.S. aveva ripetuto più volte nei giorni successivi e perfino scritto, su Instagram, alla ex fidanzata del malcapitato: “Sono la persona più dispiaciuta di questa cosa” aveva detto, aggiungendo “pagherò per quello che ho fatto”. L’avvocato di parte civile, Monica Anfossi, ha menzionato questa e altre circostanze, quantificando i danni subiti in 80mila euro. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Enrico Panero, ha invece evidenziato altri particolari: “Nessuno ha visto A.S. colpire la persona offesa. In denuncia lui non lo dice mai né ricorda ciò che sia accaduto, bensì narra di essersi trovato tra i due conoscenti che stavano litigando. In pronto soccorso, ore dopo, disse di aver ricevuto ‘più pugni’ da terzi”. In aggiunta alla condanna, il giudice ha disposto il pagamento di una provvisionale di 30mila euro in favore della persona offesa e la quantificazione dei danni in sede civile. All’aggressione di cui è stato vittima il giovane imputa anche il successivo fallimento del test d’ingresso a medicina.

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