Aveva compiuto sessantotto anni da cinque giorni e pur avendo raggiunto la pensione coltivava ancora tanti programmi per il futuro: da lì a poco, per esempio, avrebbe avviato un progetto per il liceo classico di Mondovì in collaborazione con l’Alliance Française. Ma per Viviane Babando, purtroppo, tutti i sogni si sono interrotti per sempre davanti a una pizzeria di Vicoforte la sera del 21 settembre 2018.
A spezzare la vita dell’ex insegnante italo-francese è stata la Opel Astra nera guidata da H.Z., cittadino marocchino residente a Mondovì e all’epoca 24enne. Il conducente della vettura, un operaio della Valeo che quella sera stava accompagnando il nipote a lavoro, era stato trovato positivo agli stupefacenti e arrestato per omicidio stradale. Di questa stessa accusa deve oggi rispondere davanti al tribunale di Cuneo, dove è assistito dall’avvocato Raffaele Folino.
Nella prima udienza del processo a suo carico è stata ascoltata la figlia di Viviane Babando, costituitasi parte civile con l’avvocato Stefano Campanello. La donna aveva cenato insieme a sua madre presso la pizzeria Rio della Plata e si accingeva a tornare a casa, verso le otto e mezza: “Si è offerta di pagare lei e io ho acconsentito. Ho raggiunto la nostra auto nel parcheggio dall’altro lato della strada, mentre mi stavo sedendo in macchina ho sentito un fortissimo botto”. La signora non ha assistito in prima persona al tragico impatto, ma ritiene che sua madre si trovasse ancora nell’area del parcheggio antistante al locale - e non sulla strada - quando l’auto l’aveva travolta. Nella pizzeria era in programma un incontro con il medico nutrizionista Federico Ferrero, noto al pubblico per essere stato tra i concorrenti della terza edizione di Masterchef. Era stato proprio lui a prestare le prime cure alla Babando ma per la 68enne, purtroppo, non c’era già più nulla da fare.
Tra i primi ad accorrere sulla scena anche un 67enne di Vicoforte, conoscente personale della vittima, che aveva scambiato con lei qualche parola appena prima della tragedia. Nemmeno lui ha assistito all’investimento, tuttavia ricorda di aver visto la donna sul limitare del parcheggio, in un punto abbastanza illuminato per chi percorre quel tratto della Strada Statale 28. Afferma invece che non vi fosse alcuna illuminazione stradale un altro teste, il 25enne che quella sera viaggiava insieme ad H.Z. sul sedile del passeggero. Il giovane, nipote dell’imputato, dice di aver visto la Babando comparire all’improvviso sulla strada: “Quando l’abbiamo vista era quasi a metà della carreggiata. Mio zio ha cercato di evitarla sterzando a sinistra, ma non ha potuto evitare di colpirla”. Nella manovra H.Z. aveva perso il controllo del veicolo che si era ribaltato dopo aver sfondato un guardrail.
Dai successivi accertamenti è emerso che H.Z. era già stato coinvolto in un incidente nel 2016: in quell’occasione gli era stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza. Più o meno negli stessi minuti avrebbe anche ricevuto una chiamata sul cellulare, seguita da una conversazione di una trentina di secondi: secondo la ricostruzione dell’accusa, quella distrazione avrebbe potuto essere all’origine dell’investimento. Il passeggero ha comunque negato di aver visto l’altro uomo parlare al telefono e sostiene di non sapere se avesse consumato droghe.
La morte di Viviane Babando, nata a Parigi da genitori originari di Valprato Soana (To), aveva suscitato grande commozione nel Monregalese, dove la donna era apprezzata anche per le sue doti di artista della ceramica e per il suo impegno nel volontariato (organizzava tra l’altro corsi di italiano per stranieri): “Sono grata del fatto che le ultime parole che ho detto a mia mamma siano state parole d’amore” ha dichiarato la figlia al termine della deposizione.
Il processo è stato aggiornato al 23 febbraio.