Condannata, poi assolta, ora di nuovo condannata. Per Fausta Bonino, la 60enne ex infermiera nata a Savona ma cresciuta a Saliceto, quello scritto una settimana fa dai giudici del secondo processo di appello potrebbe essere l’ultimo capitolo. La sentenza è la più definitiva: ergastolo.
Per la Corte d’Assise d’Appello di Firenze la donna è responsabile di aver causato la morte di quattro pazienti ricoverati nella struttura sanitaria in cui lavorava tra il settembre 2014 e il settembre 2015, l’ospedale Villamarina di Piombino, in provincia di Livorno. Alle quattro vittime furono iniettate dosi abnormi di un farmaco anticoagulante, l’eparina. La Bonino è inchiodata dai cartellini: era l’unica infermiera sempre in turno, quando si verificarono i decessi. Ai microfoni del TG1, lei è tornata a sostenere che quella prova non basta: “Non c’era un tornello, era un reparto aperto dove tutti entravano”.
“Hanno fatto tutto per dimostrare che potevo essere stata solo io” dice la presunta responsabile, alla quale, in un primo tempo, erano imputate dieci morti sospette. In primo grado era stata condannata con rito abbreviato all’ergastolo, per quattro dei dieci casi. Decisione ribaltata in appello, quando venne assolta da ogni accusa. Ma la sentenza, secondo la Cassazione, era “non completa e in alcuni punti contraddittoria”. Di qui il nuovo processo e la conferma del primo verdetto di condanna: “Se vado in galera io - dice oggi - non avranno mai verità nemmeno i pazienti deceduti e i familiari. C’è un colpevole fuori e un innocente va in galera”.
La difesa ha già annunciato un nuovo ricorso in Cassazione, l’ultima speranza, per la Bonino, di riaprire la vicenda giudiziaria dopo otto anni di processi e dimostrare che non è lei l’“infermiera killer”.