Un anno di reclusione con pena sospesa per Bruno Vallepiano, sindaco di Roburent per tre mandati consecutivi tra il 2004 e il 2016. La sentenza è stata pronunciata poco fa dai giudici del Tribunale di Cuneo, davanti al quale l’ex primo cittadino era accusato di falso in atto pubblico in concorso con l’ex vicesindaco Enzo Giusta, l’ex segretario comunale Laura Fenoglio, l’allora capo dell’ufficio tecnico Umberto Garelli e di falso materiale con l’impiegata comunale Roberta Regis.
Vallepiano è stato condannato per una sola imputazione relativa alla
falsificazione di una delibera comunale del dicembre 2013. L’allora sindaco aveva attestato di non aver partecipato a un voto col quale la giunta aveva approvato la riduzione del canone d’affitto per la gestione degli impianti sciistici corrisposto dalla RoburCoop. Della cooperativa lo stesso Vallepiano era stato presidente fino al momento della candidatura a sindaco, nel 2003, e ne era divenuto in seguito socio lavoratore.
Il suo successivo rapporto con la RoburCoop era stato al centro di varie polemiche innescate dalla denuncia dell’ex assessore (e attuale sindaco di Roburent) Giulia Negri. A norma di legge il sindaco non sarebbe stato obbligato ad astenersi su delibere che riguardassero la cooperativa, ma proprio per mettere a tacere il sospetto di un conflitto d’interessi Vallepiano aveva in seguito ‘riscritto’ il documento. Un ‘pasticcio’, come lo ha definito il sostituto procuratore Alberto Braghin, che è costato la condanna alla medesima pena anche per l’allora vicesindaco Giusta e per il segretario comunale Fenoglio, accusati di aver concorso al falso. Al tecnico Garelli è stata comminata una condanna a un anno e un mese anche per un'altra contestazione, relativa a un appalto sulla gestione del verde pubblico assegnato alla RoburCoop.
L’ex primo cittadino e i suoi coimputati sono stati invece assolti dal reato di abuso d’ufficio. Assoluzione anche per l’impiegata comunale Regis che doveva rispondere di concorso in falso materiale per aver firmato al posto del sindaco un’ordinanza sulla non potabilità dell’acqua emessa a maggio 2015. In questo caso i giudici hanno riconosciuto che la dipendente del Comune agì in stato di necessità.