Era una lite che si trascinava già da tempo quella tra due vicini di San Michele Mondovì, sfociata in un processo penale quando le cose sono davvero degenerate. Ad avere la peggio il 31 marzo 2014 era stato G.B., investito dall’automobile guidata dal figlio del vicino, P.B., allora 30enne. Insieme a lui è finito alla sbarra anche il padre N.B., classe 1955, chiamato a rispondere del reato di minaccia.
Tutto era incominciato con una pratica di usucapione presentata sei mesi prima da G.B., il quale aveva ricompreso nella denuncia di successione alcuni appezzamenti altrui. Tra questi una striscia di terra di proprietà degli imputati, e che serviva a loro per raggiungere un altro terreno.
Nell’imminenza dell’udienza del processo civile, P.B. si era recato con la madre in quel campo. Lì era stato raggiunto dal vicino che, secondo la versione della difesa, avrebbe incominciato a provocarlo e forse a filmare la scena con il telefonino.
Quest’ultimo sarebbe quindi stato investito dall’auto: una circostanza che il guidatore ha sempre negato, ma che secondo l’accusa appare confermata dalle tracce di pneumatici, dai danni sul cofano dell’automobile e dal referto medico della parte offesa. G.B., raggiunto dai sanitari con l’elisoccorso, aveva riportato un trauma cranico e una contusione con prognosi superiore ai quaranta giorni, oltre a un indebolimento permanente dell’udito.
Il giudice Sandro Cavallo ha infine emesso una condanna a un anno per le lesioni personali e 100 euro di multa per le minacce, contro i due anni e due mesi richiesti dal pubblico ministero Raffaele Delpui. P.B. è stato invece assolto dall’ulteriore accusa di omissione di soccorso per mancanza del dolo.