È un caso complesso quello che il tribunale di Cuneo è chiamato da affrontare per la morte di uno sciatore, coinvolto in un incidente sulle piste di Prato Nevoso.
La sera dell’8 febbraio 2019 Massimiliano Tacchella si trovava insieme al fratello nella località sciistica del Monregalese, impegnato in una sciata in notturna sulla pista numero 1. Quasi al fondo del percorso era avvenuto il violento urto con un altro sciatore proveniente dal vicino snow park. Nello scontro il 49enne ligure aveva avuto la peggio: le sue condizioni non sembravano preoccupanti quando era stato trasportato al Pronto soccorso dell’ospedale Regina Montis Regalis di Mondovì. Qui però le lesioni interne riscontrate, con una rottura della milza seguita da tromboembolia, avevano determinato un aggravamento fino al decesso, avvenuto il 14 febbraio. Sposato e padre di una figlia, Tacchella era originario di Genova ma viveva da tempo a Savona dove lavorava per una società di consulenze immobiliari.
Per la sua morte si trova ora a processo con l’accusa di omicidio colposo il giovane che quella sera si era scontrato con lui: il carmagnolese M.A., classe 1999, era arrivato a Prato Nevoso assieme a tre amici e colleghi di lavoro, tutti operai dipendenti di una ditta di Ceresole d’Alba. Nell’istruttoria apertasi oggi a Cuneo hanno testimoniato per primi i due soccorritori accorsi sul posto pochi minuti dopo l’incidente, avvenuto intorno alle ore 22: “Quando siamo arrivati l’infortunato era cosciente e lucido, disse che stava sciando e che a un certo punto si era ritrovato a terra ma non ricordava cosa gli fosse successo” ha riferito uno dei due. M.A., rimasto sul posto, si era recato a sua volta in infermeria fornendo i propri documenti.
Il fratello della vittima ha precisato di non aver assistito all’impatto ma di essere arrivato poco dopo: “Per circa cinque minuti mio fratello non rispondeva, aveva un respiro affannoso, solo dopo ha cominciato a reagire. In infermeria ricordo di aver visto un ragazzo avvicinarsi assumendosi la responsabilità di quanto era successo, diceva di avergli tagliato la strada mentre sciava”. Gli altri presenti, tre amici del ventenne carmagnolese, hanno detto di ricordare uno scambio tra Tacchella e il fratello nel quale quest’ultimo avrebbe redarguito l’infortunato per essere sceso a una velocità eccessiva rispetto alle sue capacità: “Posso avergli detto che stava andando forte, ma mio fratello era uno sciatore esperto”. Il testimone ritiene comunque che il tracciato su cui sciavano quella sera fosse mal progettato: “In corrispondenza del punto in cui è avvenuto lo scontro c’era una rampa che collegava le due piste e costituiva un pericolo. L’ho fatto presente anche ai carabinieri. Tempo dopo infatti un mio collega mi ha mandato alcune fotografie da Prato Nevoso e ho visto che quel salto era stato eliminato”. Nessuna contestazione è stata comunque mossa dalla Procura ai gestori dell’impianto, né ai sanitari del 118 che soccorsero Tacchella.
I tre amici che erano insieme all’imputato hanno confermato di aver visto l’altro sciatore avvicinarsi a velocità sostenuta e tagliare la pista da destra. Nessuno, però, ha assistito al successivo urto: “M.A. - ha precisato uno di loro - mi ha raccontato in seguito che l’altro gli aveva tagliato la strada e che quando l’aveva visto era già troppo tardi. Ha cercato di frenare ma non è riuscito a evitarlo”.
Il 12 ottobre verranno ascoltati i consulenti medico-legali chiamati dal pubblico ministero Onelio Dodero. Sarà poi la volta dei carabinieri e quindi dei testimoni delle parti civili costituite, rappresentate dagli avvocati Lorenzo Macciò e Massimo Badella, e della difesa con l’avvocato Pier Mario Morra.