CAMERANA - Scoppia la rissa e i clienti devastano il ristorante: “Non eravamo ubriachi, ma allegretti”

All’origine delle violenze, in un locale di Camerana, qualche “confidenza” eccessiva con una ragazza e l’alcol. Ora sono a processo in quattro

Andrea Cascioli 05/11/2024 13:15

Ubriachi? “No, allegretti”. Non proprio il “dignitosamente brillo” consegnato alla storia da Alberto Biggiogero, teste del processo per la morte di Giuseppe Uva, ma qualcosa di abbastanza simile. È la parola che una testimone, moglie e sorella di due degli imputati, ha utilizzato per descrivere le condizioni in cui i suoi commensali si trovavano durante un pranzo in un ristorante a Camerana.
 
L’episodio è finito all’attenzione della giustizia per via di una rissa scatenatasi tra i clienti di due diversi tavoli. G.C. e il cognato A.M. da una parte, insieme alle rispettive compagne. Dall’altra S.T. con la sua fidanzata, che secondo alcuni testimoni avrebbe subito qualche “confidenza” di troppo dai due uomini. Galeotto fu il limoncello, racconta il titolare del locale: “Ne avevano bevuto un pintone”. A processo però è finito anche il suocero del gestore, G.R., accusato da uno degli avventori di essere intervenuto in modo troppo pesante per sedare la controversia, rompendogli il naso con un pugno.
 
Il ristorante è invece parte civile contro alcuni degli imputati, per via della devastazione subita: piatti e bicchieri in frantumi, separè di plexiglass a terra e un fungo riscaldante schiacciato e reso inservibile. A vario titolo la Procura contesta le imputazioni di rissa, danneggiamento, lesioni personali e violenza privata, seguite alle intemperanze in una domenica agostana del 2021.
 
Secondo i testimoni, le due donne avrebbero bevuto tanto da sentirsi male e allontanarsi sul piazzale. G.C. e A.M., a quel punto, avrebbero iniziato a rivolgere pesanti avances sia verbali che fisiche alla fidanzata di S.T., un altro cliente, in quel momento lontano dal tavolo. Al suo ritorno si erano scatenate le violenze. Il proprietario dice di aver sentito il giovane urlare minacce come “io sono un giostraio, stanotte diamo fuoco a tutto”, prima di venire a fatica bloccato da alcuni dei presenti. G.C. e A.M., nel frattempo, si erano allontanati: “Uno dei due aveva la faccia insanguinata” conferma il ristoratore. Al parapiglia era seguita una coda relativa proprio ai due clienti, che avrebbero chiamato il titolare proferendo minacce: “Uno di loro diceva ‘io sono stato in galera e non ho problemi a ritornarci’ e affermava di voler uccidere mio suocero. Nel frattempo una delle mogli aveva rubato le chiavi di un’auto, appartenente alla fidanzata di un nostro dipendente. Dicevano che le avrebbero restituite se gli avessi portato il colpevole”. L’arrivo dei carabinieri, alla fine, aveva placato gli animi. In un’udienza del mese scorso una cameriera ha confermato che G.R. avesse cercato di frapporsi, anche per difendere lei e la cuoca. Non ha parlato però di pugni, ma solo di spintoni tra lui e S.T., visibilmente ubriaco.
 
La versione che offre una delle due donne presenti all’altro tavolo è molto diversa. La testimone, moglie di G.C. e sorella di A.M., sostiene di non aver nemmeno fatto caso alla rissa: “Siamo andati a pranzo, poi sono arrivati una decina di ragazzi che facevano un addio al celibato: ridevano e scherzavano, niente di che”. A un certo punto lei e la cognata si sarebbero allontanate, a suo dire non perché ubriache ma perché l’altra donna “non aveva digerito bene la carne e si era sentita male”. Il fratello e il marito sarebbero rimasti invece insieme all’altro gruppo. Tutti “allegretti” ma nessuno violento, giura la signora: “A un certo punto ho visto un cameriere prendere a pugni mio marito, io sono caduta in terra: chi aveva dato il pugno ci ha anche insultati dicendo ‘andate fuori, terroni di m…’”. In pronto soccorso, all’uomo sarebbe poi stata diagnosticata la frattura del naso.
 
Sentiti due carabinieri intervenuti e un altro avventore nell’ultima udienza, il giudice ha rinviato al prossimo 7 febbraio per i testimoni delle difese.

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