Voleva ristrutturare casa chiedendo un finanziamento di 7500 euro, si è ritrovata invece a pagarne 4000 senza vedere il becco di un quattrino in cambio. La vittima è una trentenne di Carrù, che di fronte al giudice ha raccontato la genesi della vicenda per cui ora due donne devono rispondere dell’accusa di truffa.
“Avevo avuto problemi con la mia banca, quindi ho cercato un finanziamento sul mercato parallelo” ha spiegato l’autrice della denuncia. Sulla pagina di una sedicente Alliance Prestiti, un uomo che spendeva le credenziali di un avvocato di Roma le aveva offerto diecimila euro in prestito a un tasso del 2%. Addirittura di più dei 7500 euro che avrebbe voluto: “Il problema è che loro hanno detto che avrei dovuto fare versamenti su Postepay per sbloccare la pratica”. Una circostanza sospetta, ma proprio per fugare i sospetti gli artefici della truffa le avevano inviato la documentazione prodotta - in apparenza - dalla banca a cui dicevano di appoggiarsi: “Un istituto di credito francese che aveva fornito documenti con tanto di logo”. Questo accadeva a ottobre del 2019, solo a fine dicembre la carrucese si sarebbe accorta del raggiro.
Nel frattempo, però, aveva già versato quattromila euro ai malfattori. Uno stillicidio continuo: “Sono partiti con cifre di 250 euro, poi sono arrivati agli ultimi due versamenti da 900 e poi 1100 euro”. Le giustificazioni? “All’inizio si parlava della necessità di stipulare un’assicurazione, poi del fatto che essendo appoggiati in Francia avrei dovuto pagare alcune tasse per far rientrare i finanziamenti in Italia”. Il sedicente avvocato forniva tutti i dettagli via mail, poi, quando la cliente aveva comunicato che avrebbe rinunciato all’“affare”, si era passati alle videochiamate su Whatsapp. A quel punto non era più la stessa persona a rispondere: “Sembrava una persona di origine africana. Ma nelle videochiamate si vedeva solo il logo della finanziaria, poi modificato” ha spiegato la persona offesa.
Il cosiddetto avvocato non è stato identificato. Si è arrivati invece, tramite indagini, alle due donne cui erano intestate le carte Postepay: A.S., domiciliata a Sorano in provincia di Grosseto, e M.D.S., di Trapani. Due persone che in effetti il mediatore aveva menzionato, presentandole come “sue colleghe”. La beffa nella beffa è arrivata dopo la denuncia. La vittima della truffa, infatti, ha continuato a ricevere telefonate dallo stesso numero: “Continuavano a fare proposte di finanziamento, forse senza rendersi conto che fossi la stessa persona che li aveva denunciati. L’ho fatto presente alla Polizia Postale”.
La conclusione del procedimento è fissata per il 19 febbraio del prossimo anno.