MONDOVÌ - “Ti sgozzo, andrò in paradiso”: la vicina ed ex fidanzata denuncia le violenze a sfondo religioso

I presunti maltrattamenti, all’interno di una coppia di origine maghrebina, alla base del processo: “La ingiuriava perché lei frequentava i cristiani”

Andrea Cascioli 04/02/2025 14:44

Non erano “solo” le violenze, le minacce e gli insulti di un compagno geloso, durante e dopo una relazione burrascosa. C’era qualcosa di più, confermano alcuni testimoni: “Aveva detto che un suo connazionale la accusava di essere ‘diventata cristiana’” racconta una delle persone sentite in aula nel corso del processo. “La ingiuriava perché frequentava persone di religione cristiana, così aveva riferito” sostiene lo psichiatra che aveva in cura la donna, tormentata da una difficile situazione familiare oltre che da quel rapporto.
 
Lui e lei, entrambi marocchini, vicini di casa residenti in un piccolo paese tra Cuneo e Mondovì, sono i protagonisti di una vicenda per cui il pubblico ministero Anna Maria Clemente ha chiesto quattro anni di carcere. Le accuse nei confronti dell’uomo sono di maltrattamenti e lesioni: “Un’amicizia diventata una relazione, poi un incubo con minacce, pedinamenti e telefonate” secondo l’accusa. “Lei si era convertita al cattolicesimo e lui ha detto che l’avrebbe sgozzata, così andava in paradiso” aggiunge il pm, ripercorrendo gli episodi menzionati dalla persona offesa. Tra questi ce n’è uno di cui afferma di essere stata testimone la sorella della querelante: “Eravamo sulla macchina di lei, lui ha detto in marocchino ‘a tua sorella la prendo e la sgozzo’”. Stavano ancora assieme ma avevano dei problemi, litigavano sempre quando erano con me, per delle cavolate: bastava che lei uscisse, lui era geloso”.
 
Il giorno in cui lei si era decisa a denunciare, presentandosi ai carabinieri di Morozzo, lui l’avrebbe aggredita mentre era in auto, di nuovo alla presenza della sorella: “Ha aperto la portiera e ha cercato di tirarla fuori dalla macchina. Probabilmente aveva capito che aveva fatto la denuncia e voleva cercare di parlare con lei” ha rievocato la testimone. È stata, aggiunge, l’unica violenza a cui abbia assistito: “Non mi ha mai raccontato altro”. Anche gli altri testi parlano di una grande ritrosia: “C’erano risposte generiche ed elusive rispetto alle mie domande” afferma lo psichiatra.
 
Le assistenti sociali che seguivano la famiglia ogni settimana confermano di aver visto segni di violenza sul corpo della signora: “Un giorno - racconta un’operatrice socio sanitaria - ha detto di non salire in casa perché sarebbe scesa lei, si vedeva che non stava bene: aveva ematomi sul viso e sul braccio, piangeva. Ha detto che il vicino di casa l’aveva picchiata: erano un po’ di volte che la vedevo con gli occhi segnati, diceva che piangeva tanto perché era triste e aveva paura ad uscire. Le ho chiesto se le avesse fatto qualcosa, lei diceva che la prendeva solo a male parole. Dopo averla vista così segnata, l’ho accompagnata al pronto soccorso a Mondovì, poi sono arrivati i carabinieri e lei ha raccontato i fatti”.
 
In merito ai suoi rapporti con quell’uomo, aggiunge la teste, la donna appariva evasiva: “Non voleva che i suoi genitori sapessero queste cose, per evitare che il padre intervenisse”. A pesare erano anche gli strascichi di un trauma passato: “Ha raccontato che quando era stata in Marocco aveva subito violenza, da parte di un cugino o un amico: questa cosa l’aveva molto provata, per questo non voleva tornare”. L’avvocato di parte civile, Sabina Cabutti, ha menzionato inoltre i prestiti di denaro di cui l’uomo avrebbe beneficiato nel periodo della relazione, senza mai restituirli: “Lui dice che aveva il volto viola per le operazioni di chirurgia estetica a cui si era sottoposta, ma i medici hanno rilevato lesioni da percosse”.
 
In uno dei numerosi messaggi intercorsi, acquisiti durante le indagini, la persona offesa scrive: “Tu sei tranquillo con te stesso mentre la mia faccia è rovinata per colpa tua, mi hai fatto una cicatrice bruttissima”. Il 7 marzo si attendono le conclusioni della difesa e la sentenza.

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