Era stato un investimento stradale avvenuto quasi un anno prima a provocare l’ira di N.C., saluzzese di 55 anni e autista in un magazzino edile a Revello. Nel maggio del 2017, mentre si recava al lavoro in auto, aveva urtato V.C., che attraversava a piedi le strisce pedonali in corso Piemonte per recarsi nel suo laboratorio di decoratore.
Ma perché tanto astio, se era stato proprio lui a provocare l’incidente? A detta di N.C., la vittima dell’investimento avrebbe accentuato le conseguenze dell’infortunio, di entità minima, solo per ottenere un risarcimento più alto. E infatti sarebbe stato soltanto per rinfacciargli questa scorrettezza che lui l’avrebbe affrontato il 13 aprile 2018, nei pressi del mercato ortofrutticolo di piazza Cavour.
“Quel mattino ero andato a comprare alcune piantine per il mio orto nei banchi sotto l’Ala di ferro” racconta in aula l’imputato, aggiungendo: “Quando ho visto V.C. che tornava verso la sua auto posteggiata, l’ho raggiunto e gli ho chiesto ironicamente se fosse guarito bene con i soldi presi dalla mia assicurazione”. Dopodiché, conclude l’autista, era tornato sui suoi passi senza ricevere risposta.
Tuttavia la versione di V.C. differisce di parecchio dalla sua. Il decoratore ha infatti denunciato per lesioni N.C., sostenendo che quest’ultimo fosse passato dalle parole ai fatti, lanciandogli addosso un sacchetto di nylon con qualcosa di appuntito all’interno. Per questo motivo era anche andato a farsi refertare in ospedale, accompagnato da un amico che si trovava con lui e aveva assistito alla scena.
Il testimone conferma di aver visto il lancio e di aver udito un rumore metallico. Tutto inventato, secondo la difesa, che sottolinea diverse incongruenze tra la versione della presunta vittima e quella dell’amico sia riguardo alle tempistiche dell’episodio, sia sulle lesioni riportate: al pronto soccorso di Saluzzo sarebbero state registrate solo “millimetriche ferite” all’avambraccio, forse perfino preesistenti o autoinflitte, in ogni caso ben diverse da quel che sosteneva di aver patito il querelante.
Quanto al contenuto del sacchetto, si sarebbe trattato soltanto di piantine di pomodori e di insalata da trapiantare: “Il peso sarà stato di mezzo chilo all’incirca” stima l’imputato. Nulla che fosse in grado di provocare tagli o lesioni di una certa entità, insomma. Ma per l’accusa stabilire cosa contenesse il sacchetto non sposta i termini della questione, e il perché lo spiega il pubblico ministero Gianluigi Datta con un suggestivo paragone calcistico: “Gli hooligans del Millwall erano soliti utilizzare negli scontri con le altre tifoserie il cosiddetto ‘Millwall brick’, cioè un semplice giornale arrotolato in modo tale da trasformarlo in un vero e proprio oggetto contundente: non c’è bisogno di un bastone di ferro per fare del male”.
Il giudice Mauro Mazzi, pur escludendo l’aggravante, ha accolto la tesi accusatoria condannando N.C. a una pena di quattro mesi.