SALUZZO - Botte alla mamma, lei lo denuncia: “Mio figlio nel tunnel della cocaina, nessuno mi aiuta”

Per anni l’uomo ha vissuto in casa della madre, tra insulti e minacce. Inutili i tentativi di aiutarlo a disintossicarsi, fino all’epilogo violento: ora è a processo

Andrea Cascioli 04/10/2024 15:30

Dice di averle provate davvero tutte, prima della decisione più difficile: quella di denunciare suo figlio tossicodipendente. A parlare è una sessantenne che risiede in un paese del Saluzzese, sentita come persona offesa in tribunale. Una casa, un lavoro, una vita normale. Normali erano anche i due figli, prima che uno di loro imboccasse la strada della cocaina: “Li ho allevati entrambi nello stesso modo e lui prima era come suo fratello: un ragazzo che ha sempre lavorato tantissimo, educato, risparmiatore. Poi si è infilato in questo tunnel e le cose sono cambiate”.
 
Le cose sono precipitate quando l’uomo, dopo una convivenza, è tornato a casa della madre: “Anche lei non ne poteva più della situazione e l’ha mandato fuori casa” spiega la signora, già allora al corrente della dipendenza di suo figlio. La convivenza si è protratta per quattro anni, durante i quali il figlio aveva continuato a consumare cocaina e alcol. Fino a una sera dell’aprile 2022: “È tornato a casa alterato, come tante altre volte. Gli ho fatto notare che era di nuovo in uno stato indecente e lui mi ha presa per il collo in cucina”. Era già successo altre volte, ha ammesso la donna, ma stavolta erano arrivati anche i pugni, uno al costato e uno in faccia: “Mi ha sbattuta contro il muro, staccando il tendone. Poi mi ha spinta sul letto, voleva legarmi col cavo di ricarica del telefono. Io sono riuscita a scappare dalla porta interna, ho scavalcato la cancellata e sono uscita a chiedere aiuto”. Di quella sera, conclusa con una denuncia, ricorda soprattutto la paura, oltre ai segni in faccia: li avevano visti, in quei giorni, anche la cognata e l’altro figlio.
 
Quest’ultimo ha raccontato di aver visto il fratello piombare a casa sua, una sera, perché convinto per qualche motivo che la sua ex fidanzata si “nascondesse” lì: “Era un po’ agitato, penso avesse bevuto. Voleva entrare a tutti i costi in casa, gli ho detto di no. Poi la mia fidanzata ha chiamato i carabinieri, perché insisteva”. Dopo una notte passata in macchina, su consiglio dei militari, l’uomo era tornato sui suoi passi: “Mia madre mi raccontava che era sempre ingestibile. Ho provato a parlargli, ma non si risolve niente: è una battaglia persa”. La mamma parla di veri e propri episodi di allucinazione: come quando il figlio una sera era tornato a casa brandendo un coltello, col quale diceva di avere “ucciso un ladro”: “È diventato paranoico e aggressivo, l’ho trovato tante volte a spulciare il pon pon del berretto di lana, sostenendo che io ci avessi messo ‘delle cimici’”.
 
In casa un susseguirsi di insulti, spintoni, minacce di morte (rivolte anche ai cani di famiglia: “Te li faccio uccidere dagli albanesi”, avrebbe detto) e richieste di denaro. La mamma e gli altri parenti gli davano qualcosa, ma solo dieci o venti euro per volta: “Non somme più alte. Perché non avevo solo paura che le avrebbe usate per la droga, ne avevo la certezza”. Inutile la procedura per nominare un amministratore di sostegno, per evitare che lui spendesse in cocaina quel che gli era rimasto. Inutili, purtroppo, anche i tentativi di aiutarlo a disintossicarsi: “Mi sono rivolta ad amici carabinieri per sapere se si potesse fare qualcosa. L’ho portato in una clinica a Padova, dove è stato ricoverato una settimana: lo accompagnavamo a Milano per i trattamenti con una psicologa. Ma poi lui interrompeva il percorso. L’ultima volta si era quasi convinto, anche la sua ex compagna voleva aiutarlo e suo padre ha partecipato: doveva entrare in comunità a Saluzzo, al mattino l’ho accompagnato, ma lui ha detto di no. Ho chiesto aiuto a tutti, - aggiunge la mamma, in lacrime - non c’è nessuno che mi aiuti”.
 
Il processo, per maltrattamenti e lesioni, proseguirà il prossimo 24 gennaio.

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