Da un violento alterco tra due donne in piazza Montebello, nel centro di Saluzzo, è scaturito il processo che ha portato alla sbarra tre imputati, con accuse di lesioni. F.D., cittadina marocchina, classe 1983, è stata condannata per lesioni e ritenuta responsabile anche di minaccia e del furto di una borsa che conteneva, a detta della proprietaria, un bracciale in oro e circa tremila euro in contanti. Alla sbarra insieme a lei c’erano la sua rivale, G.G., e un amico di quest’ultima, S.T., italiani, anche loro residenti a Saluzzo.
All’origine della vicenda, a quanto sembra, ci sarebbe il sospetto di F.D. che l’altra donna avesse una relazione con il marito, da cui lei in seguito avrebbe divorziato. La coimputata dice di aver soltanto offerto ospitalità all’uomo, che all’epoca lavorava alle sue dipendenze. Tanto sarebbe bastato per farla entrare nel mirino di una persona che, sostiene, l’aveva anche seguita e minacciata in altre occasioni. In una sera di settembre del 2020 era arrivato il “regolamento di conti”.
“L’abbiamo trovata in strada, molto agitata, con le due figlie piccole che piangevano” ha raccontato in aula un carabiniere, rievocando l’intervento in piazza: “Affermava di essere stata minacciata da una donna marocchina, non identificata sul posto”. Al giudice G.G. ha raccontato di aver parcheggiato di fronte all’ex caserma Musso, dopo una serata di lavoro: “Come ho aperto la portiera mi sono sentita tirare da dietro, c’era F.D. arrivata con la sua auto. Mi ha gridato che avrei dovuto licenziare il marito, sennò mi avrebbe ammazzata: in poco tempo mi ha riempita di pugni e calci, alzandomi di peso”.
“È successo tutto così velocemente che io ho avuto appena il tempo di arrivare e darle una spinta” ha spiegato il coimputato S.T., un altro dipendente di G.G., sopraggiunto subito dopo e accusato insieme a lei di lesioni. La 37enne, infatti, sosteneva una versione opposta: sarebbe stata G.G. ad aggredirla con un coltello, mentre lei si recava al lavoro per un turno notturno. Nel tentativo di disarmarla, le aveva storto un pollice provocando le lesioni che sarebbero poi state refertate in ospedale. In pronto soccorso, riferivano i testi, lo scontro si era riacceso, con ingiurie e spintoni da parte di F.D. nei confronti dell’avversaria.
Il pubblico ministero Alessandro Bombardiere aveva chiesto solo per F.D. la condanna a otto mesi di reclusione, non ritenendo raggiunta la prova a carico degli altri due imputati. “Strano che abbia seguito l’altra donna a mezzanotte, quando doveva prendere servizio sul lavoro” ha obiettato l’avvocato Davide Ambrassa, suo difensore. Il legale di G.G. e S.T., avvocato Enrico Gallo, ha evidenziato per contro che non avrebbe avuto senso ipotizzare un’aggressione da parte della sua assistita, tenuto conto che nell’auto sulla quale viaggiava erano presenti anche le sue figlie. Il coltello di cui aveva parlato l’altra imputata non era poi stato rinvenuto sul posto.
Il giudice Emanuela Dufour ha assolto con formula ampia G.G. e S.T., condannando invece F.D. a un anno e due mesi di reclusione con il beneficio della pena sospesa. La donna dovrà versare seimila euro di provvisionale, mentre l’ulteriore risarcimento del danno è demandato al giudizio civile.