SALUZZO - Cinque mesi all’immigrato che entrò armato nel PAS di Saluzzo

I fatti risalgono all’estate 2018: ‘C’erano oltre 600 persone e un solo sorvegliante, una situazione impossibile da gestire’ racconta un operatore del centro

a.c. 24/02/2020 17:50

 
A detta dei volontari che gestivano il centro di permanenza per gli stagionali di Saluzzo, S.E. era uno che non dava problemi. Almeno fino alla sera dell’agosto 2018 in cui l’uomo, ospite del dormitorio già da alcuni mesi, era rientrato nella struttura allestita presso il Foro Boario con un coltello da cucina in mano.
 
L’immigrato di origini subsahariane agitava l’arma inveendo contro alcuni presenti e in particolare contro un altro ospite del PAS (Progetto Accoglienza Stagionali). Pare che quest’ultimo lo avesse redarguito perché più volte si era recato nel vicino parco pubblico in stato di alterazione, attirando i controlli dei carabinieri. Questi ultimi, allertati da uno degli operatori del PAS, erano intervenuti riportando alla calma S.E. solo dopo alcuni minuti di trattative e dopo essere stati a loro volta minacciati. Il giovane era stato quindi affidato alle cure del 118 e sottoposto a ricovero psichiatrico.
 
La Procura lo ha quindi rinviato a giudizio per porto d’armi abusivo, minaccia e resistenza continuata a pubblico ufficiale. Nell’udienza odierna è stato ascoltato l’operatore addetto alla sorveglianza degli ingressi che aveva sollecitato l’intervento delle forze dell’ordine: “Sono accaduti svariati casi del genere, ma S.E. era sempre stato cordiale con noi. Era molto tranquillo benché fosse spesso ubriaco”. Più che sul gesto del singolo, il testimone si è soffermato sulla difficile gestione del PAS nel primo anno di apertura: “La struttura aveva 368 posti letto e c’erano ogni giorno più di 600 o 700 persone, contando anche quelle sistemate all’esterno sui cartoni. C’era un solo operatore, più un mediatore culturale per sei ore al giorno, senza alcun controllo effettivo soprattutto su ciò che accadeva all’interno dei dormitori”. In questo contesto, ha aggiunto ancora, “sono avvenuti svariati episodi del genere. Io stesso una settimana prima ero stato minacciato con un coltello da un altro ospite del centro e non era seguito nessun provvedimento. Era raro che i carabinieri entrassero nella struttura, quindi ne sono rimasto piacevolmente colpito”.
 
A questo quadro ‘esplosivo’ ha fatto riferimento anche il difensore di S.E., chiedendone l’assoluzione: “Dobbiamo chiederci cosa sia successo. L’imputato ha patito lo stress cui era sottoposto nelle circostanze di vita difficili che affrontava”. Il pubblico ministero Anna Maria Clemente ha ricordato per contro come “non sono emerse patologie psichiatriche, ma solo un abuso di alcol che non riduce le responsabilità dell’uomo”, domandandone la condanna a undici mesi di reclusione.
 
Riconosciute le attenuanti generiche e la sospensione condizionale, il giudice Massimo Scarabello ha infine condannato S.E. a cinque mesi e dieci giorni di pena.

Notizie interessanti:

Vedi altro