Un anno e tre mesi di carcere, più 2500 euro di multa, è la sanzione che il giudice Emanuela Dufour ha inflitto ha un 46enne, G.S., originario di Civitanova (Reggio Calabria) e residente a Saluzzo. L’indagine per spaccio che l’ha visto come principale “bersaglio” dei carabinieri del NORM di Saluzzo coinvolgeva anche un’altra persona, il 39enne A.A., che è stato invece assolto.
A mettere in allerta i militari era stato un controllo effettuato, nel marzo 2021, su uno dei presunti clienti dello spacciatore. L’uomo era stato fermato su un Suv e trovato in possesso di due dosi di cocaina, dal peso complessivo di 1,19 grammi. In caserma aveva ammesso di averle ottenute poco prima dall’amico: “Non l’ho pagata, è stato un regalo - ha precisato davanti al giudice -. Volevo festeggiare il compleanno e avevo parlato con G.S., manifestandogli il mio interesse per una serata ‘ricreativa’”. Ai carabinieri aveva raccontato di essersi “servito” da lui una decina di volte: “Acquistavo sempre mezzo grammo, per 50 euro”.
Pochi giorni dopo, durante un appostamento vicino all’abitazione del sospettato, era stato fermato un altro individuo in possesso di stupefacenti: anche lui aveva confermato l’acquisto. A carico di G.S. era scattata quindi una perquisizione che tuttavia non aveva dato riscontri: nessuna traccia di droga né in casa né sulla sua auto. Altri elementi indiziari, per contro, erano emersi dai tabulati telefonici e dai riscontri sulle persone che chiamavano più spesso. Gli scambi venivano concordati su Whatsapp, ha sostenuto il pubblico ministero Anna Maria Clemente: “I testi che abbiamo sentito hanno confermato gli incontri e le modalità con cui si mettevano d’accordo per ‘un caffè’. La cifra era sempre o 50 o 70 euro per dose”. Per gli imputati la Procura aveva chiesto pene di un anno e tre mesi nel caso di G.S. e di sei mesi per A.A., il coimputato chiamato in causa da uno solo dei testi sentiti.
Il 46enne si è difeso sostenendo che fossero stati gli amici ad accusarlo per salvarsi, dopo essere stati “beccati” dai carabinieri. Ipotesi che l’avvocato Francesco Hellman, difensore dell’imputato, ha prospettato al giudice, ricordando l’esito negativo della perquisizione: “Solo altre due persone confermano le cessioni, anche le loro dichiarazioni sono molto contraddittorie”. L’avvocato Gabriele Carazza, difensore del coimputato, aveva sostenuto allo stesso modo la tesi dell’insufficienza di riscontri: “Si potrebbe essere trattato, al massimo, di un consumo congiunto”.