Quando si è trovato davanti al giudice si è detto dispiaciuto delle parole che aveva scritto su Facebook: “Il mio post era molto sarcastico e non pensavo di offendere, anche perché Dovetta lo conosco da trent’anni” ha spiegato, menzionando il sindaco di Venasca che ha promosso contro di lui una causa per diffamazione.
Insieme al primo cittadino si è mossa l’intera giunta, ritenendo davvero eccessivi i toni dei commenti firmati da un membro del gruppo Sei di Venasca se: “Un conto è la discussione politica e un conto sono gli insulti” ha sintetizzato l’assessore Giampiero Gianaria. I commenti, ha spiegato, riguardavano una vicenda relativa alla Pro Loco: l’amministrazione comunale aveva dato in uso alcuni locali all’associazione, ma aveva poi domandato di rientrarne in possesso perché erano in programma lavori di ristrutturazione. “La questione venne anche ripresa in un articolo di giornale e il dibattito si infiammò di più” ha ricordato ancora, menzionando il commento di C.G., l’utente social poi denunciato: “Aveva scritto che la Pro Loco avrebbe dovuto versare il ‘pizzo’ all’amministrazione e che ci vantavamo in paese di quello che stavamo facendo, perché eravamo usciti dal buco sbagliato al momento del parto”.
Non sarebbe stata, peraltro, nemmeno l’unica intemperanza: “Ho visto che post offensivi sono stati pubblicati anche negli ultimi giorni. In riferimento all’installazione di una nuova fontana, il signor C.G. parlava dei ‘soliti magna magna che tutti conosciamo’”. Al titolare del profilo Facebook la Polizia Postale è arrivata con facilità, dal momento che erano visibili foto e informazioni: la stessa persona, un buschese che per alcuni anni ha gestito un locale a Venasca, era già stata oggetto di accertamenti nel 2017, per fatti analoghi.
L’uomo si è scusato sia con Silvano Dovetta che con gli altri amministratori: “Prometto che da oggi non farò più commenti su quello che succede nella comunità” ha aggiunto. Il processo è stato aggiornato al 6 febbraio, ma è possibile che le parti si accordino per un risarcimento e il ritiro della querela. L’avvocato Vittorio Sommacal, patrono di parte civile, ha domandato che in questo caso vengano anche ristorate le spese legali: “Visto che l’imputato ha scritto ‘fate pure denuncia, tanto gli avvocati li paga il comune con i soldi nostri’”.