Era detenuto nel carcere di Saluzzo, ma tramite un cellulare era coinvolto nelle procedure di affiliazione alla cosca ‘ndranghetista dei Bellocco. È quanto ricostruito dall’inchiesta “Blu Notte”, al termine della quale stamattina, martedì 13 dicembre, i Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro hanno eseguito in sedici province italiane ordinanze di custodia emesse dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 65 soggetti (47 in carcere, 16 agli arresti domiciliari e due sottoposti all’obbligo di dimora). I coinvolti sono ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni, usura e danneggiamenti aggravati dalle finalità mafiose, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.
Le indagini hanno ricostruito il cambio al vertice della cosca di Rosarno, un tempo guidata da Umberto Bellocco, deceduto lo scorso 22 ottobre. A raccogliere il testimone sarebbe stato il nipote omonimo, detto “Chiacchiera”, classe 1983, detenuto dal 2014. Una condizione che non gli impediva di comunicare con l’esterno, partecipando a vari “summit” mafiosi e svolgendo i compiti di un capocosca, grazie anche alla collaborazione di diversi soggetti, sia interni che esterni all’istituto.
Era in carcere a Saluzzo, invece, Francesco Nocera, classe 1982, anche’egli ritenuto elemento di spicco del clan: anche tramite le intercettazioni delle sue telefonate dal carcere i Carabinieri hanno chiarito le dinamiche del cambio ai vertici della cosca calabrese.
Si legge nel
comunicato diffuso dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria: “
Tra le alleanze maturate nel circuito penitenziario spicca la stretta collaborazione tra gli esponenti della cosca Bellocco e quelli del clan Spada di Ostia, alcuni dei quali destinatari delle misure cautelari. In particolare, l’accordo stretto tra gli esponenti dei due clan, oltre a scandire le gerarchie criminali all’interno del penitenziario, ha riguardato i traffici di cocaina effettuati dalla Calabria verso il litorale romano e la risoluzione di situazioni conflittuali tra gli Spada e alcuni calabresi titolari di attività commerciali nelle aree urbane di Ostia ed Anzio”.